La mia Dao sta crescendo e ciò mi emoziona moltissimo.
Adesso, quando è al parco giochi, non si avvicina disinibita a qualsiasi bimbo per giocare insieme ma è piuttosto intimidita e aspetta semmai qualche aiuto per approcciarsi con qualche bambino sconosciuto.
A volte, con gli estranei, è un po' timida mentre prima era sempre subito socievole e, se si offende perché è accaduta una qualsiasi sciocchezza con le sue amiche di scuola, impiega un po' di tempo per elaborare ciò che è accaduto e per trovare il coraggio di riinserirsi nel gioco in corso.
Insomma, sta creando dei filtri che non c'erano quando aveva due anni o tre e che denotano che sta crescendo ed aumenta il suo grado di consapevolezza.
Certamente in parte mi dispiace. La mia tata duenne è rimasta così piccola per troppo poco tempo e io avrei voluto assaporare ancora di più ogni istante con lei.
Ora, a quattro anni, è ugualmente un amore e ugualmente mi piace da impazzire ma sento forte questa sensazione del tempo che passa troppo velocemente mentre io resto qui, ancora abituata al suo pannolone che lei neanche ricorda più, al suo biberon che dovrei ritirare prima o poi, e a quei libricini di cartone che abbiamo consumato a forza di leggerli.
E intanto lei cresce e non si ricorda che l'anno scorso siamo andati insieme alle sue amiche alla fiera del paese, non si ricorda di quando aveva fatto gli gnocchi con me e il suo cuginetto o di quella volta che siamo andati al parco avventura...
Sembra che lei rinnovi le sue cellule del ricordo ogni cinque o sei mesi e sempre mi ritrovo una bimba nuova, che amo sempre di più, che sempre di più cresce e sempre di più si allontana da me, un passo, due passi, un metro, dieci, cento...
E mentre sono fiera di vederla sicura lontana da me e desidero quello, dall'altra parte vorrei averla sempre vicina vicina, piccola, da accudire, perché io non mi sono rinnovata in sei mese, io ricordo ogni secondo e sono pronta a rivivere tutto perché sono stati i momenti più belli della mia vita.
Mi dispiace non potere avere un figlio dalla mia pancia. Mi dispiace perché lo farei con comodità senza dovere essere psicoanalizzata e valutata, senza dover andare in giro per mezza italia a parlare con burocrati ed enti, senza dovere prendere un aereo e andare dall'altra parte del mondo dilapidando qualsiasi tipo di risparmio potessimo mai avere accumulato. Avrei un altro figlio con i tempi corretti della vita e, soprattutto, mia figlia avrebbe un fratello e non sarebbe sola quando noi saremo anziani.
Oppure, ancora di più. mi piacerebbe avere un figlio adottivo velocemente, comodamente come si fa con un figlio che nasce dalla pancia. E rivivrei tutte quelle splendide emozioni dell'incontro, del legame forte con un'altra cultura, e questo stupirmi ogni giorno di come sia così diverso da me eppure così uguale.
Ma riuscire ad adottare un figlio è molto faticoso e adesso sono più stanca e, soprattutto, lo è mio marito e anche solo accennare ad un altro figlio è impossibile.
Per me, invece, sarebbe bello. A volte sono assalita dalla paura quando penso a mia figlia da sola, da adulta. Invece un fratello è comunque sempre un pezzo di famiglia che esiste anche con genitori anziani o morti.
E poi sarebbe bello perché potrei togliermi l'ansia della fine di questo periodo dell'infanzia di mia figlia, un periodo per me meraviglioso in cui gioco e leggo e vivo emozioni da bambina e le trovo magnifiche.
In questi giorni sono così, avvolta in questi pensieri, mentre per il resto cerco di fare passare senza straschichi le ore al lavoro che sono per me complesse, quasi dolorose, e mi rendo sempre più conto di cercare di avere tempi completamente diversi da quelli che vengono richiesti perché mi rendo sempre più conto che non è corretto, che la scelta giusta e il lavoro giusto avviene con il tempo, un po' di più di quello che ho a disposizione.
E poi l'orto.
Quest'anno che finalmente ho tempo di farlo mi sembra di impazzire di gioia! Ho già piantato di tutto, anche a costo di dovere risemisare i fagiolini perché non ho atteso a sufficienza, ma starei ore in quella terra a togliere erba, piantare piantine, seminare o raccogliere fiori, erbette, o dondolare la mia piccola alla quale abbiamo regalato un'altalena, sotto ad un melo che sta per fiorire.
L'orto mi piace, come leggere e come l'arte.
E ciò che non potevo prevedere è che non mi smentisco perché tutto questo mi piaceva ugualmente quando avevo 10 anni.
Insistevo con mio papà che mi desse un pezzo di terra in cui coltivare qualche pianta o seminare fiori, amavo capire di quadri e guardarli e leggevo, leggevo, innumerevoli libri che sono fra quelli che ora non toglierei mai dalla mia libreria.
Che spero di svuotare.
Sono sempre al mio desiderio di svuotare la libreria. Ho iniziato a selezionare i primi libri...
E nel frattempo sto leggendo un bellissimo libro: Il ritorno delle gru di Trevanian. Un capolavoro.
Sono la mamma in divenire di una bimba nata in Vietnam nel 2011 e questo è il mio DIARIO DI VIAGGIO.
domenica 19 aprile 2015
lunedì 6 aprile 2015
un vuoto pieno
Vorrei trovare il coraggio di regalare tutti i miei libri. Così da fare spazio.
Sono polverosi e ingombrano e me li trovo sempre in mezzo ai piedi.
Dal giorno dopo la laurea ho letto un libro molto bello: Le mie rivoluzioni di Hari Hunzru. L'ho preso a caso e l'ho letto tutto d'un fiato.
Avevo altri libri nella lista di quelli che, negli anni, ho accumulato da leggere ma ho desiderato andare a prendere un nuovo libro per il gusto di sceglierlo personalmente.
E la sorte mi ha regalato un libro meraviglioso.
Questo libro è stato preso in biblioteca per cui lo restituirò e fra qualche tempo me ne dimenticherò l'autore perché ha un nome troppo difficile, e il titolo, perché io dimentico sempre i titoli.
Mi resteranno il gusto di averlo letto, le riflessioni che mi ha indotto, i momenti in cui mi tornerà alla mente come i racconti di un vecchio amico o come momenti vissuti, o come parte di qualcosa vissuto (che è poi ciò che mi accade più spesso con i libri che ho amato).
E non lo possiederò perché è della biblioteca.
Quindi, a differenza degli altri chili di libri che ho qui in casa, questo che tanto ho amato non sarà presente.
Perché allora tenere tutti questi libri?
Pricipalmente perché ho paura, poi, di rimpiangere questo atto di regalarli. Per chi ama la lettura è facile capire cosa significa allontanarsi per sempre da quel testo, esattamente quello in quella forma, dimensione, carattere, che abbiamo amato.
Ma neanche in una seconda vita potrei rileggerli tutti, e mia figlia chissà in che formato e lingua li leggerà tutti questi libri (se mai ne leggerà alcuni).
Quindi dovrei trovare il coraggio di svuotare per lasciare vuoto che si riempia di altro che non siano tutti questi libri che tanto, ciò che dovevano lasciarmi, l'hanno già depositato nella mia mente.
Insomma, vorrei avere il coraggio di lasciare andare.
Ho inscatolato tutti i miei libri universitari. Sia ben chiaro che non butterò neanche un libro, l'intenzione sarebbe di regalarli o di venderli. I testi universitari sono, per lo più, fotocopiati e quindi non potrei rivenderli e vorrei vedere chi mai li vorrebbe in regalo. Però potrei volerli riconsultare, quelli si, perché sono nozionistici e, per tanto, potrei avere la necessità di rivederli come mi è accaduto molte volte con i testi delle superiori e anche delle medie.
Forse potrei attendere di essere nella nuova casa per verificare che effetto farebbe avere lo spazio per i libri e non utilizzarlo.
La nuova casa. Desidero una nuova casa al sole.
Adesso ho deciso di partire da un altro punto di vista. Smetto di pensare se avrò o meno i soldi per acquistarla ma inizio a cercarla. In queso modo inizio a mettere in moto le energie per un progetto che credo ne richiederà parecchie.
A proposito di energie, sono in ferie. Sono stata a casa dal lavoro da giovedi scorso e lo sarò ancora domani. Cinque giorni di riposo in cui ho soprattutto dormito che è poi quello che sempre mi ha ricaricato. Sento ancora la mente stanchissima e continuo a sorprendermi di non avere davvero più niente a cui pensare che riguardi l'università. Mi sembra incredibile e spesso di mi ritrovo a pensare che DAVVERO dopo una determinata cosa che sto facendo non devo studiare, verificare, preparare...
Davvero adesso c'è una vita impegnata normalmente come una mamma lavoratrice.
Poi c'è tutto un discorso legato al ritrovarmi che è difficile perchè avevo vissuto un'altra me, più giovane, più energica e più libera.
Con calma vedrò che Plotina ne uscirà o troverò.
Sono polverosi e ingombrano e me li trovo sempre in mezzo ai piedi.
Dal giorno dopo la laurea ho letto un libro molto bello: Le mie rivoluzioni di Hari Hunzru. L'ho preso a caso e l'ho letto tutto d'un fiato.
Avevo altri libri nella lista di quelli che, negli anni, ho accumulato da leggere ma ho desiderato andare a prendere un nuovo libro per il gusto di sceglierlo personalmente.
E la sorte mi ha regalato un libro meraviglioso.
Questo libro è stato preso in biblioteca per cui lo restituirò e fra qualche tempo me ne dimenticherò l'autore perché ha un nome troppo difficile, e il titolo, perché io dimentico sempre i titoli.
Mi resteranno il gusto di averlo letto, le riflessioni che mi ha indotto, i momenti in cui mi tornerà alla mente come i racconti di un vecchio amico o come momenti vissuti, o come parte di qualcosa vissuto (che è poi ciò che mi accade più spesso con i libri che ho amato).
E non lo possiederò perché è della biblioteca.
Quindi, a differenza degli altri chili di libri che ho qui in casa, questo che tanto ho amato non sarà presente.
Perché allora tenere tutti questi libri?
Pricipalmente perché ho paura, poi, di rimpiangere questo atto di regalarli. Per chi ama la lettura è facile capire cosa significa allontanarsi per sempre da quel testo, esattamente quello in quella forma, dimensione, carattere, che abbiamo amato.
Ma neanche in una seconda vita potrei rileggerli tutti, e mia figlia chissà in che formato e lingua li leggerà tutti questi libri (se mai ne leggerà alcuni).
Quindi dovrei trovare il coraggio di svuotare per lasciare vuoto che si riempia di altro che non siano tutti questi libri che tanto, ciò che dovevano lasciarmi, l'hanno già depositato nella mia mente.
Insomma, vorrei avere il coraggio di lasciare andare.
Ho inscatolato tutti i miei libri universitari. Sia ben chiaro che non butterò neanche un libro, l'intenzione sarebbe di regalarli o di venderli. I testi universitari sono, per lo più, fotocopiati e quindi non potrei rivenderli e vorrei vedere chi mai li vorrebbe in regalo. Però potrei volerli riconsultare, quelli si, perché sono nozionistici e, per tanto, potrei avere la necessità di rivederli come mi è accaduto molte volte con i testi delle superiori e anche delle medie.
Forse potrei attendere di essere nella nuova casa per verificare che effetto farebbe avere lo spazio per i libri e non utilizzarlo.
La nuova casa. Desidero una nuova casa al sole.
Adesso ho deciso di partire da un altro punto di vista. Smetto di pensare se avrò o meno i soldi per acquistarla ma inizio a cercarla. In queso modo inizio a mettere in moto le energie per un progetto che credo ne richiederà parecchie.
A proposito di energie, sono in ferie. Sono stata a casa dal lavoro da giovedi scorso e lo sarò ancora domani. Cinque giorni di riposo in cui ho soprattutto dormito che è poi quello che sempre mi ha ricaricato. Sento ancora la mente stanchissima e continuo a sorprendermi di non avere davvero più niente a cui pensare che riguardi l'università. Mi sembra incredibile e spesso di mi ritrovo a pensare che DAVVERO dopo una determinata cosa che sto facendo non devo studiare, verificare, preparare...
Davvero adesso c'è una vita impegnata normalmente come una mamma lavoratrice.
Poi c'è tutto un discorso legato al ritrovarmi che è difficile perchè avevo vissuto un'altra me, più giovane, più energica e più libera.
Con calma vedrò che Plotina ne uscirà o troverò.
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