Mi sono scritta una Lettera D'Intenti.
Si tratta di una lettera in cui ho scritto, in modo molto chiaro, cosa voglio dalla vita e quali obiettivi voglio raggiungere.
Per rendere la lettera più reale ho fatto una parte "cosa voglio dalla vita" nei prossimi 5 anni, ed una parte di più ampio respiro anche se, tutta la lettera, secondo me, non andrà oltre i 10 anni perché poi sarà necessario cambiare alcuni obiettivi.
Come a dire che una persona, che magari nella vita vuole diventare la più veloce centometrista del mondo, può avere questo obiettivo fino a circa 30 anni, poi è meglio se cambia obiettivo perchè quello lì sarà irrealizzabile...
Comunque sia, io mi sono scritta la lettera d'intenti e volgerò il mio sguardo e i miei passi su ciò che ho chiaramente riportato nella lettera e, soprattutto, nella mia testa.
Dopo essermi scritta questa lettera ho pensato a tutti gli immigrati che affollano le nostre coste e alle possibilità che hanno di realizzare i loro obiettivi...
Mai come in questo momento è bene evidente come ci sia uno spartiacque fra "i fortunati" e "gli sfortunati".
Se si nasce dall'altra parte della barricata (in questo caso basta poco, basta il Mediterraneo...), non importa se si è intelligenti, belli, forti, onesti, importa solo che si è di un paese povero e che si ha bisogno degli altri. E che gli altri non hanno intenzione di aiutarci più di tanto o, forse, affatto.
Ho sentito un'intervista ad un ragazzo che ha detto: io voglio solo lavorare.
Chiaro. E' giovane, è forte, ha lasciato tutto quanto aveva e quindi ora si gioca "il jolly".
Tenta il tutto per tutto.
Perché lui, mettiamo che sia laureato magari in economia e commercio, ma quante possibilità ha di trovare lavoro in un'azienda?
Oppure magari è psicologo oppure insegnante...
Scappa da una nazione in cui non c'è lavoro e finisce in una nazione prima di tutto per lo più razzista e poi, comunque, dove in questo momento non c'è molto lavoro.
Ieri parlavo con Mustafà, il ragazzo marocchino che fa il parcheggiatore nel parcheggio in cui metto sempre l'auto. Lui ha detto una cosa giustissima. In questo momento si sta molto meglio a casa, questi ragazzi farebbero meglio a tornare a casa.
Ha ragione! Mustafà lavorava in un'azienda della zona, l'azienda ha chiuso e per lui non c'è niente da fare... non c'è cassa integrazione, non c'è mobilità, non c'è niente.
Solo fare il parcheggiatore.
Questi ragazzi, che stanno cercando una vita migliore, quante opportunità hanno davvero di viverla questa vita migliore?
Pochissime!
E questo perché si ritrovano ad essere gli ultimi fra gli ultimi.
E capisco il fatto che siano partiti dalla loro terra dove non c'erano opportunità, e capisco anche le speranze legate a questi viaggi. Ma è tutto molto difficile in questo periodo e temo che per molti di loro si infrangerà il sogno di una vita felice e si ritroverano con lo sguardo che spesso ha Mustafà quando non è occupato ad accompagnare un'auto in un parcheggio, perso nel vuoto, che spera.