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venerdì 8 aprile 2011

una cena e una riflessione

Lo scorso fine settimana siamo stati a cena da amici  e la serata è stata, per quanto mi riguarda, allucinante.
 
I due ragazzi in questione, con una bimba di 7 anni, in questo periodo non vanno d'accordo.
Secondo me non è niente di grave, semplicemente, non è facile vivere con un'altra persona e non è possibile amarsi costantemente senza mai qualche piccolo o grande intoppo.
Questi due ragazzi erano nel pieno di una brutta crisi e quindi tutta la serata ne ha risentito.
 
Ne ha risentito il cibo che, anche se aveva ottime prerogative, alla fine è rimasto, in qualche modo, un po' indigesto.
In pratica, inizialmente questi qui non si sopportavano cordialmente davanti a noi. Solo che poi alla fine hanno smesso di essere un po' cordiali e hanno iniziato a non sopportarsi maleducatamente davanti a noi.
 
Purtroppo, in questo periodo di recupero-cene-in-sospeso con gli amici (e dico amici con la "a" minuscola e non maiuscola...), abbiamo potuto vedere che sono tantissime le coppie che, più che amarsi, pare si odino.
 
La situazione tipo è quella di due persone che, ad un certo punto, iniziano a trattarsi male. Durante la cena, improvvisamente, iniziano ad accusarsi, ad offendesi, insomma, a trattarsi molto male.
 
Mio marito ed io, in linea di massima, andiamo d'accordo, ma anche quando siamo molto arrabbiati l'uno con l'altra, non litighiamo mai in presenza di altre persone. Solo una volta è accaduto, con una mia carissima amica, e alla fine mi è dispiaciuta perché l'abbiamo messa veramente a disagio (e, fra l'altro, si era trattato solo di un brevissimo battibecco).
 
Sta di fatto che pare che, per molte coppie, litigare in presenza di estranei, sia normale.
 
Venerdi sera è stato terribile. Dopo cena siamo andati in sala e hanno iniziato a punzecchiarsi. All'inizio l'abbiamo presa sul ridere e siccome lei lo stava ammazzando di rimproveri, per sdrammatizzare, mi sono messa pure io a dire qualcosa su mio marito ma in modo ironico e simpatico. Nello specifico, lo prendevo in giro sul giardino.
Ora, mio marito ed io, come ho già scritto, sul giardino abbiamo fatto numerose litigate ma è anche vero che sappiamo poi anche sempre riderci su e quindi eravamo davvero molto sereni in merito.
Purtroppo l'altra coppia ha degenerato e, ad un certo punto, il marito mi fa (serio e arrabbiato): ma allora perché ci tenete!?
 
Io avrei voluto rispondergli con un semplice: perché amo mio marito...
ma vista la situazione ho taciuto.
 
La serata è durata poi per poco tempo perchè davvero il clima era irrespirabile (la bimba era scappata in camera e non era neanche troppo comunicativa per cui non potevo neanche giocare con lei come faccio di solito in casi simili ed in presenza di bimbi).
 
Ultimamente sto riflettendo molto su quanto siamo stressati in questa cosiddetta "civiltà occidentale".
Ogni mattina vengo al lavoro e vedo il mio amico Mustafà che, sebbene faccia il parcheggiatore, è quindi, immagino, non abbia una vita piena di comodità e confort, ha sempre il sorriso sulle labbra.
Ormai chiacchieriamo moltissimo e mi fa sempre ridere perché ha un forte senso dell'umorismo e quindi sa far ridere quasi su qualsiasi cosa.
 
Devo dire che, ultimamente, non sto ridendo molto. Più che altro sono triste...
Chiusa qui in questo ufficio ho di che campare ma siamo sicuri che passare la vita chiusi fra 4 mura, davanti ad un pc, significhi poi essere felici?
In questo periodo sembra di essere dei disgraziati a lamentarsi per ciò che si ha, ma io passo la vita qui davanti e vedo le stagioni dalla finestra... a volte ci penso e mi sembra di perdermi qualcosa.
 
Ieri ho visto un bellissimo documentario sulla Mongolia. Queste popolazioni vivono in zone davvero impervie, allevando capre.
Ad un certo punto la persona che faceva il reportage ha chiesto ad uno di questi allevatori: è più libero Lei o sono più libero io?
E lui ha risposto: io sono più libero!
 
E ha ragione.
E con questo significa che per essere felice dovrei andare in mongolia ad allevare capre?
no, no di certo (o almeno, no per me) ;)!
Ma io credo che si debba riflettere su quante vite si hanno a disposizione e su cosa davvero amiamo fare e su ciò che siamo disposti a sacrificare per ottenere qualcos'altro.
Sei disposto a vivere davanti ad un pc, chiusa fra 4 muri, con tutte le tensioni di un lavoro in un'azienda di grandi dimensioni e in cambio avere uno stipendio che ti consente di vivere dignitosamente?
Oppure, sei disposto a vivere con un lavoro precario e quindi essere soggetto a mille fluttuazioni, a lavori sempre diversi e anche a lunghi periodi di disoccupazione e quindi a non avere sempre uno stipendio che ti consenta di vivere dignitoramente ma, in cambio, vedi/conosci/fai, e magari imbrocchi anche il lavoro della tua vita che a svolgerlo inizieresti alle 7.00 del mattino e finiresti a mezzanotte e saresti sempre felice e mai con l'impressione di stare sprecando del tempo prezioso?
Oppure, tante e tante e tante altre soluzioni.
 
Non so quale sia la risposta, o meglio, una risposta non c'è e ognuno fa quello che può e ciò che, fondamentalmente, ritiene sia meglio.
Ma in certi giorni, io avrei una grande voglia di correre fuori... di lasciare questo posto e via a correre in un prato verde o pieno di neve, o bagnato dalla pioggia.
 
E a dire la verità, comunque, in questo periodo c'è un solo lavoro che vorrei fare: la mamma!
Ma lì c'è un problema... non vogliono assumermi!!!

1 commento:

  1. Plotina sarei tentata di non commentare questo post come quello precedente (bellissimo) perché hai la capacità di dire tutto. Ma ti volevo dire che le ultime due frasi hanno fatto a me l'effetto che quelle di Mustafà fanno a te. Grazie, ciao

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