laurea

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xx

martedì 20 gennaio 2015

l'osso

Dove mi ero lasciata?
Quando mi sono persa?

Mi sono persa subito, due anni fa, appena mi ero ritrovata.
In sostanza, dopo avere finalmente raggiunto mia figlia ho avuto l'illusione di potere finalmente iniziare la vita che desideravo, una vita con IL TEMPO, il tempo per viverla.
Ma avevo sottovalutato l'impegno che l'università mi ha richiesto.

L'ho fatto per un preconcetto, ovvero che, essendo ormai alla fine dei miei studi, avrei "fatto in fretta". E invece non è avvenuto così, gli ultimi due esami sono stati terribili e non è il caso di tornarci sopra e per la tesi ho impiegato un anno impegnandomi in modo costante prima a leggere tutta quella cinquantina di libri, poi a scriverla ed, in ultimo, a viverla perché è una tesi di museologia e io sono andata a vedere i musei di cui parlavo, per coerenza, per necessità e per interesse perché alla fine la mia tesi mi ha conquistata e adesso la amo.

E così mi sono persa. Completamente persa in un mare di libri, di impegni, di corse.
Ho cercato di vivere mia figlia ma io mi sono completamente persa.

Potrei fare l'elenco di come vorrei essere ma non lo farò per non smentirmi, ma almeno vorrei che questo cuore iniziasse a battere più lentamente per potere gustare gli attimi, o almeno viverli.
Vorrei dimenticare quei momenti sulla spiaggia a studiare ,sia l'anno scorso in quella poltroncina, che quest'anno con il cappello di paglia che schermava il video da cui cercavo di carpire nozioni per scrivere un capitolo della tesi. Vorrei dimenticare quella immane fatica di scrivere ancora un capoverso alle undici di sera con la cervicale per via della posizione scomoda in questo pc non adatto e con gli occhi doloranti dopo una giornata già trascorsa davanti al pc. Vorrei dimenticare quelle passeggiate perse in primavera con mio marito che usciva con la bimba e con i cani e io nel balcone con quel tablet e quella tastiera che in realtà non hanno mai funzionato.

Vorrei dimenticare perché ho bisogno di vivere, vivere la vita, semplicemente, senza la fatica di un grande obbiettivo da raggiungere.


Quando ero ragazzina avevo appeso in camera un foglietto con una frase che sa di spot adolescenziale: don't stop, never stop, even when you reach the top.
una frase utile quando si è adolescenti che si vive di slogan e che tante volte ho pensato essere così sciocca.
ma a distanza di anni mi rendo conto di quanto invece si sia radicata in me perché io, semplicemente, non mollo mai.
mi attacco ai miei sogni come un cane al suo osso e non mollo, non mollo, anche quando mi strattonano per staccarmi, anche a costo di dormire con un occhio aperto per sorvegliarlo, anche quando ho fame e vorrei mangiare altro: io difendo il mio osso e non mollo.

Non mollo anche a costo di perdermi.



Ora devo riiniziare da me. Questa volta davvero devo riiniziare da me.
Devo ritrovarmi, devo vivere, devo dare il tempo alla vita di svolgersi guardandola e non attaccandola.
Niente più ossi su cui accanirsi, solo ossi da potere lasciare andare all'occorenza, che è poi la prima regola della vita: lasciare andare.

4 commenti:

  1. ciao cara,
    fa tutto parte del disegno di vita.
    siamo tutti dei "predestinati a .... vivere" ognuno con un libro già scritto.

    anche io avevo un motto "CHI L'HA DURA LA VINCE" che ha padroneggiato nella mia camera da adolescente e fino a qualche anno fa (poi i nipoti hanno , giustamente usato la lavgnetta per i loro disegni). Ma er anni non ho cancellato quella frase che dominava nelle riga in alto della lavagnetta. un mantra per farmi forza e per affrontare gli eventi.

    srotola e riconquista la tua vita immaginata e sperata... ma tu sai che questi 40 anni sono stati fantastici anche con le fatiche affrotate. perchè diversamente non poteva essere la tua vita.

    ciao cara amica, mamma ogni giorno di più

    baci
    ila

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  2. Grazie per essere passata da me e nel nostro blog (siamo in 3) soprattutto perché così ho potuto conoscerti.
    Quando hai raccontato della tesi ho pensato inevitabilmente a me e alla fatica che ho fatto pure io per completarla. Anche io l'ho amata e ci ho messo tanta passione.
    Secondo me è inevitabile non essere sommersi dallo studio e dalle responsabilità, se ci si tiene e si vuole raggiungere un buon risultato.
    Ma come tutte le cose, i momenti così poi passano e si rinasce (ho vissuto un momento simile in occasione del mio ultimo concorso, mia figlia mi guardava strana perché io non parlavao più con lei: le ripetevo quello che studiavo Ahaha).
    È la vita!
    Un bacio
    Vivy

    Ah, Sarausana Je' significa " Siracusana è"
    :)

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  3. Cara, volevo dirti che ho viaggiato all'interno del tuo blog ed è stata un'esperienza bellissima: ho riso, gioito e soprattutto pianto di commozione.
    Scrivi benissimo e in un modo così vero che ho provato tutto quello che hai vissuto.
    Piacere di averti conosciuto, davvero.
    Vivy

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    1. Ma grazie!! vi seguo da un po'ma ancora non avevo capito foste in 3 anche se non mi tornavano le foto in alto nel blog e mi continuassi a chiedere come un'unica mamma potesse fare tutte queste cose senza impazzire.... Vi stavo prendendo come modello senza ancora essermi accorta ci fosse il trucco! Vi seguirò di certo! ...sarausana je' non l'avrei mai e poi mai capito... molto molto bello, potente e vero.

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