laurea

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venerdì 27 marzo 2015

...l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande...

Apparentemente sono uguale a due giorni fa, realmente no.
Peso meno.
Se esistesse un peso che si potesse dare ai pensieri allora io di certo ne avrei tolti qualche quintale infatti ora mi sento leggerissima, come una farfalla, come mia figlia ieri in università che correva negli ampi spazi con il suo vestitino giallo.


Il bello è arrivato dopo, dopo la levataccia, dopo l'attesa, dopo la discussione, dopo la visita alla Mole Antonelliana.
Il bello è arrivato oggi quando sono entrata in biblioteca e come se fosse mia abitudine ho scelto un libro da leggere a casa.
La mia più grande rinuncia è stata la lettura. Me la sono vietata perché per me è radicale e totale e non ce l'avrei fatta se avessi letto. Solo fra un esame e l'altro riuscivo ad inserire qualche misero libro molto leggero, molto veloce, che non distraesse troppo dall'obbiettivo. Che non mi facesse ricadere dentro al mondo di libri e parole silenziose che tanto amo.
E oggi, subito dopo il lavoro, suonata la campanella della mia libera uscita, come una bambina sono entrata in biblioteca e ho guardato i libri che non conoscevo più, come se non sapessi più da dove si inizia.
Come se ora, questo mio mondo dei libri, fosse nuovo, come se dopo 7 anni anche in questo io mi dovessi ritrovare. Ma dove mi ero lasciata? Ma come ero? Continuo a ripetermelo...

Ieri mattina ci siamo alzati all'alba perché avevo ogni sorta di paura, che bucassimo una ruota, che l'auto si fermasse, che accadesse un qualsiasi intoppo...
In università, oltre a noi tre, c'erano solo i miei genitori, mia sorella, mio cognato e i miei nipotini e la mia amica E.
L'indispensabile.
Io ci tenevo ci fossero i miei nipoti perché hanno 6 e 8 anni e credo ricorderanno e i sogni dei bambini possono anche iniziare così, restando affascinati da una porta socchiusa in cui si intravede un professore che parla a moltissimi studenti in una enorme aula, o in una lavagna con alcune scritte in giapponese, o in tanti professori schierati davanti alla zia che parla e parla e parla di qualcosa che è difficile da capire ma è tutto così ufficiale...


La discussione della tesi è andata abbastanza bene, ero sicura di me stessa e molto tranquilla. Non so per quale motivo la professoressa mi ha impedito di raccontare la prima parte delle tre che la costituiscono e ha interrotto il mio discorso con occhiate e segni che intendevano dire che dovevo tagliare nel primo capitolo (che avevo solo iniziato ad accennare). In realtà il discorso era sensato e corretto per cui credo che ci fosse qualche sua insicurezza che non capisco perché la mia analisi era molto precisa e stavo parlando di un argomento che conosco benissimo e di cui sono certamente molto più competente di lei.

A parte questo la discussione è filata liscia.

Al momento dell'intervento della professoressa mi sono cadute le braccia perché ha sminuito la tesi segnalando alcune lacune incredibili, ad esempio che non avevo fatto riferimento alla letteratura ANGLOSASSONE! Cosa di cui non mi ha mai parlato né segnalato di approfondire e con la bellezza di una cinquantina di testi di riferimento (anche inglesi) che sono serviti come fonti.
E' stato assurdo perché ho creato la tesi a sua immagine e somiglianza nel senso che pendevo letteralmente dalle sue labbra per ogni passaggio e sono stata alla sua mercè per un anno per poi sentire appuntare che mancavano ancora altre considerazioni che avrei potuto inserire (senza indicare COSA intendesse però!).
Insomma, sembrava insicura e mi ha criticato la tesi lei che era la relatrice per cui colei che mi ha seguita nel farla!
La corelatrice è stata invece positiva e lusinghiera rendendo la situazione paradossale.

Alla fine mi hanno nominata Dottoressa con il presidente di commissione che non sapeva dire per esteso DISCIPLINE DELL'ARTE DELLA MUSICA E DELLO SPETTACOLO perchè adesso il nuovo ordinamento prevede che si diventi solo dottore in DAMS e quindi non sapeva più come si componesse la dicitura estesa... si è scusato dicendo che non era più abituato, peccato che solo ieri fossimo in due studenti del vecchio ordinamento che il pagliaccio avrebbe dovuto nominare dottore in modo corretto e fluente.
Quando quella gran stronza della mia relatrice mi ha stretto la mano, invece, ha avuto il coraggio di dirmi che la tesi era stata valutata ottimamente perché su massimo 4 punti che potevo prendere (minimo 0) me ne avevano assegnati 2.
Le ho sorriso e ho ringraziato lei e tutti gli altri baroni. E quando mi ha detto, come suo ultimo elogio: "e complimenti per la bambina", non l'ho neanche degnata di uno sguardo e me ne sono andata.

Il momento più bello è stato quando siamo usciti, ho guardato Palazzo Nuovo e l'ho salutato, lui e tutti quei boriosi che ci ho trovato dentro. Perché questi professori d'altri tempi hanno dimenticato il rispetto, che si riceve solo se si da.

Acculturarsi non deve passare per ciò cui sono passata io: indifferenza, cattiveria, senso di superiorità, denigrazione. Acculturarsi deve essere un piacere.
Invece ieri ho visto alcuni vecchiacci pieni di sé e della loro cultura, come ho visto tante altre volte in questi anni. Un professore con cui ho sostenuto ben due esami era in aula quando sono entrata. Non ha fatto il minimo cenno di riconoscermi (e si che gli avevo parlato parecchie volte) e siccome aveva finito con i suoi tesisti se ne è uscito senza neanche degnarmi di uno sguardo.

Sono uscita con un 97 che rispetta anche più della media dei miei voti che era 26.5.

Eppure ieri è stato un giorno davvero felice.
La mia gioia è stata nell'entrare nella Mole Antonelliana e sapere cos'è questo edificio, quando è stato costruito e perché senza bisogno di leggere alcuna didascalia ma perché l'avevo studiato. E' stato nel vedere il dettaglio degli script che si utilizzano per scrivere un film e non avere bisogno di spiegazioni perché ho studiato questo procedimento, è stato nell'uscire e leggere della prossima mostra di quadri alla GAM e conoscere periodo, corrente, autori e chiedermi se ci sarà quella determinata opera senza che nessuno mi dica o spieghi nulla in merito, perché io l'ho studiato.

La mia gioia è stata leggere il biglietto che ha scritto mio padre in cui mi ringraziava, lui, di essermi laureata.
E' stata nell'aprire il bigliettino scritto dai miei nipotini che si complimentavano per la mia LAUREAZIONE e mi scrivevano Ti voglio bene zia con gli auguri pieni di cuoricini rossi.

La mia gioia è stata nella corona d'alloro che il mio amico M. aveva preparato per me senza che io gliela chiedessi, e l'abbraccio della mia amica E., e soprattutto mio padre, mio padre... che diceva a mia mamma, piano piano: intanto siamo arrivati fino a qui.
E la loro gioia.
Mio cognato che è sempre impegnato che alla fine era lì e mia sorella che era emozionata come 23 anni fa, quando era stata lei a laurearsi.

La mia gioia è stata la mia piccola, deliziosa, leggiadra farfallina gialla che colorava tutti gli angoli grigi in cui passava.

La mia gioia, soprattutto, è stata mio marito, perché senza di lui non ce l'avrei fatta e gliela devo proprio questa laurea, per la sua pazienza, il suo spronarmi, il suo credere in me, il suo amore.





mercoledì 25 marzo 2015

24 ore...

E' accaduto per ogni esame per cui non c'erano motivi che non accadesse con la tesi, quindi anche oggi sento fortissima l'esigenza che la giornata di domani passi molto velocemente e, ancora di più, sogno di ritrovarmi agli ultimi giorni della prossima settimana quando avrò le prime vere ferie da anni, quelle in cui non devo andare all'universitàl, non devo scrivere tesi, non devo aprire libri. Quelle in cui non ci sarà neanche il minimo spazio dedicato allo studio.

Oggi non sono serena e mi pare il minimo. Ho scoperto all'ultimo momento di avere a disposizione 7 giorni di ferie per prepararmi alla tesi, io ne ho presi 3 (di cui uno è il giorno della discussione) che, effettivamente, mi sono serviti per rispolverare l'argomento. Ho riletto la tesi e ho impostato il discorso che dirò domani, l'ho provato diverse volte e spero di ricordarmi almeno i punti essenziali in modo da non impantanarmi.
Sono questi:
perché ho scritto una tesi sui musei d'impresa
definizione di museo d'impresa
testi di riferimento
descrizione della tesi:
- origine dei musei d'impresa
- sviluppo (con riferimento ai musei che ho visto)
- prospettive (con riferimento al museo sul quale ho scritto l'approfondimento).

Ho paure di ogni tipo e davvero ogni ora sta salendo la tensione.

Comunque, ormai è quasi finita.

La mia bimba sarà vestita di giallo e io di blu. Spero che non sia troppo stanca (le farò fare una levataccia...) e che stia buona mentre gli studenti discutono la tesi.

In questo momento non ho voglia di festeggiare, mi sarebbe piaciuto andare a mangiare una pizza con gli amici ma come premio per tutta questa fatica riesco solo a pensare alle vacanze pasquali.

Vorrei scrivere tanti pensieri che mi passano per la testa ma l'unico che riesco ad esporre è che ci sono tutte le prerogative perché vada bene perché se è vero l'augurio (poco fine ma molto frequente) che si fa agli studenti: TANTA MERDA! allora a me deve andare benissimo visto che questa settimana si è rotta la fognatura di casa... e lascio solo immaginare...

martedì 10 marzo 2015

che confusione!

Sto vivendo un periodo particolare.
La definirei un'adolescenza da quarantenne.
Mi sento fragile e insicura, mi metto continuamente in discussione e mi sfuggo da tutte parti.

Non sto male e non sono in crisi, sono solo in un periodo di confusione che credo di potere in qualche modo spiegarmi riflettendo negli ultimi anni della mia vita.
Ho davvero tirato la corda al massimo, per le mie capacità e possibilità ho dovuto chiedere a me stessa tutto quello che riuscivo per raggiungere i miei sogni, mia figlia e la mia laurea e, in tutto questo, mi sono persa.

L'ho già detto e ho anche detto che avrei lavorato per ritrovarmi. lo sto anche facendo ma mi sembra di essere vissuta in ibernazione per 7 anni. Ho vissuto nei miei libri e nei miei pianti sognando mia figlia e ho annientato qualsiasi altra attenzione verso me stessa se si escludono alcuni viaggi.

Per rendere l'idea posso raccontare del regalo di compleanno che mi ha fatto l'anno scorso mio marito.

Mi ha regalato alcuni trattamenti in una SPA. Al primo sono andata subito, un percorso relax della durata di 2 ore. Sono uscita isterica anche se il percorso mi era piaciuto.
il motivo era che non potevo "concedermi" quel relax. e infatti non sono più andata a fare gli altri trattamenti perché non potevo rilassarmi, non potevo concedermi quel momento perché io non avevo la forza di fermarmi... o meglio, di ripartire dopo essermi fermata.
E così ho lasciato da una parte gli altri trattamenti e solo ora ho prenotato il Multilevel massage (una roba stra fighissima!) che andrò a fare venerdi prossimo e continuo a pensarci come ad una cosa bellissima che mi accadrà fra pochi giorni!

Così ho fatto con i libri (non scolastici) e con qualsiasi altro svago. Sono rimasta in tensione perché non potevo permettermi di abbassare la guardia.
Sono stata molto severa con me stessa ma sapevo che solo così ce l'avrei fatta, avevo bisogno di non mollare e con questo intendevo anche non lasciarmi troppo andare, per non perdere di vista la meta. e poi perché, oggettivamente, non ho avuto del tempo libero soprattutto negli ultimi due anni.

Quindi adesso mi ritrovo e non mi conosco più, come un'adolescente. Mi sento fragile e qualsiasi cosa mi ferisce, noto i dettagli.
Oggi sono andata dalla dentista per parlare del mio apparecchio ai denti. Le ho spiegato una cosa che sento molto vera ovvero che mi meraviglio di sentirmi a disagio con i miei dentoni che porto da 40 anni ma ora è così. almeno ho imparato a riconoscere le mie emozioni e mi sento a disagio. non c'entra niente il fattore estetico perché io non sono bella e dei denti più dritti non miglioreranno la situazione ma c'entra un modo di sentirsi a proprio agio, in ordine, a posto... come se quei denti dimostrassero una certa trascuratezza che c'è stata nel mio passato e che non voglio mostrare più, e non voglio neanche più vedere io.

Insomma, mi sto mettendo molto in discussione e questo senza volerlo, spontaneamente, e lo sto facendo perché questa plotina che ha realizzato i suoi sogni è pelle ed ossa e sussistenza e adesso anche il vento nel viso la spaventa.

Martedi prossimo inizierò il corso di Tai chi che nel sito della palestra chiamano Tai qui per cui continua la mia incertezza nel nome.

Ho comprato un completo blu per il giorno della mia tesi, pantaloni e giacchina morbida con sotto una maglietta di cotone bianca. lo metterò con un foulard blu e bianco e una collana lunga. Per Dao ho preso un bel vestitino giallo che metterà con una maglietta di lana o cotone a seconda del clima.
Per la prima volta ho messo letteralmente sotto sopra almeno 4 negozi prima di trovare, nel 5°, ciò che cercavo che poi è quello che avevo in mente fin dall'inizio solo che avevo pensato di fare l'estrosa visto che mi laureavo in materie artistiche. invece poi sono finita sul classico più classico e il bello è che andavo in giro dicendo alle commesse: sa, mi laureo al Dams, mica posso vestirmi con un completo blu, le pare?

salvo poi andare a parare su quello che è il mio stile, qualcosa di semplice e sobrio e, in questo caso, un po' elegante rinnegando in modo spudorato la tiritera che ho propinato a quelle povere ragazze...

riassumiamo: ho raccontato del mio vestito della tesi, dell'inizio del mio corso di Tai chi o qui, dell'apparecchio, del mio multilevel massage... e soprattutto della mia confusione
mi pare di avere scritto quasi tutto quanto desideravo.

buona notte quindi.

no, ho dimenticato di scrivere che domani sera vorrei riuscire a zappare il primo pezzetto del mio orto, ho già acquistato cipolle e fagiolini da piantare. vorrei proprio avere un bel orto quest'anno, che ho il tempo di dedicarmici.

domenica 1 marzo 2015

un mondo di fiabe

Acquistai il primo libro per il mio primo nipote giusto ad un mese dalla nascita. Era un libro di stoffa, da usare come gioco.
Passai poi ai libri di plastica da usare durante il bagnetto o da mordicchiare quando allo spuntare dei primi dentini e poi, finalmente, il primo libro vero che forse era un libro di Nicoletta Costa sulla Nuvola Olga.

Da lì ho iniziato a leggere libri per l'infanzia fino ad arrivare a conoscere a memoria interi testi, come ad esempio alcuni libri dei Barbapapà.

Quando è arrivata mia figlia ho iniziato fin da subito ad acquistare libri illustrati, già in Vietnam, pochi giorni dopo il suo arrivo o forse già il giorno dopo. Ricordo anzi di avere memorizzato il percorso della libreria che avevo visto appena arrivata che vendeva libri per bambini e di essermi recata praticamente subito lì e ciò nonostante fossi arrivata già ben rifornita.
Il primo libro che acquistai per lei fu un libricino in cartone che raffigurava fiori e in uno era raffigurato il fiore di pesco con sotto scritto DAO, il nome di mia figlia.

Arrivata in Italia diventò indispensabile iniziare a frequentare la biblioteca dei ragazzi che, fortunatamente, nella mia città è davvero rifornita ed è uno dei pochi servizi davvero funzionanti tanto che stanno addirittura restaurando la palazzina in cui ha avuto sede per anni e il cartello dei Lavori in Corso avverte che si sta realizzando un luogo davvero unico e straordinario.
Nell'attesa, hanno spostato tutto in un altro edificio adiacente. Comunque sia, durante la maternità era davvero indispensabile l'utilizzo di libri perché mia figlia non conosceva le parole in italiano ma, in molti casi, non conosceva neanche ciò di cui stavamo parlando per cui era utile e comodo vedere l'immagine e dirle il nome dell'oggetto raffigurato, ancora di più delle emozioni e dei sentimenti.
Quindi i libri sono entrati subito con preponderanza nella nostra vita.
Li ho subito lasciati ovunque, in ogni camera, in sala, in cucina (eccetto che in bagno dove non li sopporto), nel cesto dei giochi, in auto...
Ovunque.
E lei ha iniziato a giocarci come un qualsiasi altro gioco e, anzi, a notare subito le enormi possibilità del mezzo perché osservando un'immagine si poteva immaginare qualsiasi cosa, oltre ad ascoltare il nome dell'oggetto, e poi una brevissima storia, poi più lunga,e così via.

Ho fatto questo perché io amo la lettura e perché i libri sono stati per anni i miei migliori amici. Questa sala/soppalco da cui scrivo è letteralmente foderata di libri e i libri sono stati per me, ancòra e volano insieme. Nei miei anni di università ho letto moltissimo (ho studiato), solo per la tesi ho contato 50 libri in un anno, eppure sempre riesco a sorprendermi per qualcosa di scritto, perché durante la lettura il contatto mente/mente è diretto e franco, e ci si può concedere.

Mi piacciono i bambini che leggono perché alcuni dei momenti più intensi della mia infanzia li ho passati leggendo.

E ora accade un fenomeno che non so a cosa porterà perchè la possibilità di accesso ai libri per mia figlia che ha solo 4 anni è enormemente maggiore di quella che poteva essere la mia.
Noi qui, in casa, viviamo in un mondo di favole e mi sto chiedendo cosa porterà tutto questo in mia figlia.

Ora lei vive i libri, ne parla, li interpreta, li racconta.

Questa mattina si è svegliata e dopo un po' di gioco nel lettone, per farla stare tranquilla visto che stava saltellando nel letto a discapito di ossa e muscoli presi da trampolino abbiamo tirato fuori un nuovo libro acquistato ieri: Ma le principesse fanno le puzzette?

Abbiamo riso un bel po' e da lì mio marito ha iniziato a raccontare una storia in cui cenerentola andava nel bosco e incontrava il lupo e quindi entrava nella casa della nonna messa in disordine dai 7 nani e...
Insomma, ormai le storie prendevano il sopravvento con tutti che ridevamo e tutto ciò prendendo spunto da un libro che fa una parodia delle principali fiabe perché lì Cenerentola mentre scende le scale perché è mezzanotte... beh... fa una puzzetta, per esempio... dopo diche abbiamo ripreso il libro che in questi giorni sta leggendo di più, preso in biblioteca: L'uovo di Ortone.

Lo stiamo leggendo continuamente e mia figlia ogni tanto imita Giodola che è un'allodola che ha lasciato a Ortone l'onere di cullare il suo uovo. Si alza in piedi e la imita mentre vola via! Mi sorprende perché recita!!! Recita veramente l'immagine del libro! oppure c'è un'immagine in cui Giodola è meravigliata e lei la imita anche lì. Quindi il libro diventa una scusa per recitare, per diventare qualcosa d'altro.

Oggi siamo stati a trovare la bimba che è stata adottata insieme a Dao, la amiamo moltissimo e per noi è come una cuginetta di primissimo grado. Le abbiamo portato un gioco e un libro, Le più belle fiabe illustrate per bambine.

Durante la merenda ho letto loro la fiaba di Raperonzolo e sono state divertentissime nel raccontarmi come era simile alla storia di Rapunzel (che ovviamente entrambe conoscono benissimo visto il cartone animato) e poi non mi lasciavano più andare avanti con il libro perché capita la similitudine continuavano a tornare nelle immagini chiedendomi se lei era la strega, e lui come si chiamava, e ha i capelli lunghissimi qui, e adesso chi sono i bambini che nascono?

Insomma, hanno giocato con il libro e una si infilava davanti all'altra per vedere meglio i particolari delle pagine ed è stato molto bello.

Quando siamo arrivati a casa mia figlia si è svegliata dopo essersi addormentata nell'auto (nuova...) ed era di pessimo umore visto che credo avrebbe dormito almeno ancora un'ora. Quindi per calmarla mi sono sdraiata nel letto vicino a lei e l'ho coccolata...
ormai non riusciva più ad addormentarsi ma era ancora molto intorpidita quindi si lamentava. Le ho proposto due libri presi in biblioteca. Il primo Chi sono io, l'ha fatta ridere molto perché parla di un camaleonte che assume il colore degli animali che vede e quando l'ha visto del colore del ghepardo si è messa a ridere tantissimo e quindi diceva: ma noooo! ma tu non sei un ghepardo! sei un camaleonte!!! capito? ma daiii!
Quindi parlava con il personaggio del libro...

Il secondo racconta di una bimba nata da un papavero che cerca la sua famiglia. la cerca dappertutto ma non la trova mai, in mezzo ai cactus no, in mezzo ai fili d'erba no, e così via e dice NO NO NO e poi NO, non è questa la mia famiglia, troppo appuntita, troppo sottile, troppo gonfia, troppo alta, ecc ecc.
Lì per lì non l'ha commentato ma dopo la doccia mi ha sorpresa perché le ho messo un pigiamino in cui c'era una bimba con i capelli rossi e lei mi ha detto :è quella del libro! come si chiama mamma? e io: Color di papavero. e lei subito: Ecco: color di papavero: No No No e poi No! troppo piccolo, troppo alto, troppo grande...
Insomma, ha ricordato l'immagine e ha creato qualcosa, e poi ha recitato.


Prima della nanna mio marito ha preso il Carnevale degli animali sempre preso in biblioteca ma lei gli ha chiesto Gli aristogatti in un'edizione dei cubotti che conosce a memoria e quando vede Scatcat inizia a fare festa e ci incalza nella lettura perché suonano e rompono il pavimento e lui cosa suona e lui cosa fa e cosa dicono...

Insomma, viviamo in un mondo di fiabe.

Il tempo di leggere un albo illustrato direi che sia intorno ai 5/6 minuti (ovviamente dipende), non impieghiamo molto e così i nostri momenti con nostra figlia sono costellati di storie, poi si gioca, poi lei inventa, poi si parla, e poi si torna alla storia, un'altra e poi un'altra e lei riesce a stare ore a leggere libri, non mi è mai accaduto che lei smettesse, in biblioteca le dico basta io.
Credo possa avvenire questo per qualsiasi bambino che venga avvicinato ai meravigliosi libri per bambini che esistono in commercio.

A cosa porterà tutto questo?

Non lo so, noi per ora ci divertiamo e cresciamo.


e il 26 marzo mi laureo.