laurea

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domenica 31 ottobre 2010

La notte delle streghe

Ieri sera è accaduto un fatto inquietante.
Presagio della "notte delle streghe".

Abbiamo trovato, in casa, una rana.

Ragni, rospi, pipistrelli, gatti neri, lucertole e serpenti... Non sono tutti questi animali magici?

Da noi è entrato questo rospetto che non si capisce davvero da dove arrivi perché, si, è vero che qui sta piovendo a dirotto da due giorni, ma è anche vero che non so di stagni nei dintorni...
Credo che il rospetto abbia fatto un po' di strada e alla ricerca di un luogo caldo si sia imbattuto nelle scale di casa mia.

In qualche modo l'abbiamo buttato fuori di casa e il quadretto era decisamente comico con io che mi rifugiavo in alto raccontando di qualche scena di cartone animato in cui  un bambino spaventava una bambina con una e rana, e mio marito, con i guanti, intento ad acchiapparlo.

Comunque sia, se di qui è passata qualche strega o qualche mago, va  bene. Abbiamo bisogno di una magia molto forte visto che abbiamo un grande desiderio da realizzare...

Oggi per me è un giorno speciale, direi davvero magico.
Ogni anno, il 30 ottobre, anche io compio la mia magia.

Preparo l'impasto per gli arancini.

Da molti anni, credo almeno 15, trascorro la notte di Halloween cucinando circa 4 kg di riso per preparare gli arancini il giorno successivo.

Gli arancini sono deliziose palline di riso con dentro un ripieno. Il riso, nella ricetta che una mia vecchia vicina di casa palermitana d.o.c. mi aveva passato (e che rivelerò solo nel mio testamento a qualche persona veramente speciale della mia futura famiglia) deve essere cucinato la sera prima. E così anche il ragù che uso come ripieno da inserire giusto al centro dell'arancino.
Per preparare il ripieno mi sbizzarrisco davvero, in alcuni metto il classico ragù, in altri un sugo vegetariano con piselli, carote, pomodori e mozzarella, in altri ancora un ripieno di spinaci e ricotta, oppure la provola con il prosciutto o, da quest'anno, la mortadella tagliata a tocchetti.
Ogni anno cerco di inventare qualche condimento nuovo per rendere sempre più gustusa e divertente questa ricetta.

Preparo sempre gli arancini con moltissima concentrazione in quanto regalerò ad amici e parenti il frutto di tale lavoro intriso, soprattutto, di pensieri positivi.
Il motto di tutto questo lavoro è: ogni arancino è un pensierino.
Pensandoci, sono davvero un cibo di buon auspicio, con tanti semini e, all'interno, un cuore gustuso.

Mentre preparo il riso nella grande pentola che uso proprio solo per l'occasione, e mestolo, giro, condisco, aggiungo e tolgo ingredienti, penso davvero, con tutta me stessa, alle persone che amo. Alle persone a cui vorrei donare un po' di amore e spero che un po' di energia positiva possa loro giovare.

L'anno scorso avevo pensato solo a mio figlio.
Preparando il riso, con la massima concentrazione, pensavo a quel bimbo da qualche parte, magari nella pancia della sua mamma naturale, oppure già nato e in qualche famiglia che non sa o non può amarlo, oppure in un istituto.
Pensavo che avrei voluto che anche lui mangiasse questi bocconi di amore.

C'è da sbattere la testa contro il muro se ci si sofferma su questo pensiero.

Quest'anno vorrei preparare di nuovo gli arancini con il pensiero ai miei amici e parenti ma non ce la faccio. Ciò che riesco a fare è pensare alle storie che ho ascoltato e letto quest'anno, storie di bambini adottati e di genitori in ricerca che lottano con tutte le loro forze per raggiungere ciò che desiderano.
che è piena di caparbietà e orgoglio e dolore e tanto, tanto amore.

Quest'anno, durante la mia magia, penserò ai tanti genitori e bimbi che devono ancora unirsi.
E penserò anche a mio figlio, perché io ci sono, qui che lo cerco ogni istante, ogni battito di cuore, ogni sbattito di ciglia.
Lo troverò. Mi costasse tutto ciò che ho e che sono, lo troverò e lo riempirò dell'infinito amore che deve ricevere un figlio.

E un giorno, preparerò gli arancini per lui, ma lui sarà lì vicino a me.

venerdì 29 ottobre 2010

In decomposizione

In questi giorni, devo ammetterlo, non sono davvero in splendida forma.
Anzi, diciamola tutta. Sono in pessime condizioni e mi sento un po' in decomposizione.
Innanzitutto, l'endometriosi.
A maggio di quest'anno mi hanno riscontrato l'endometriosi.
Questo è un malanno assai diffuso fra le mamme adottive essendo una delle principali cause di sterilità, ma a me è venuta dopo. Mi è stata diagnosticata  per la prima volta a febbraio di quest'anno, dopo che sono stata operata d'urgenza per una ciste ovarica.
Quel delinquente del dottore, uscita dalla sala operatoria, mi ha detto che, oltre alla ciste, aveva trovato dei nidi di endometriosi.
...Nidi di endometriosi...
Il dottore mi ha anche detto che "non so se potrà avere figli naturalmente perché le tube erano tutte piene di endometriosi" e "ho sicuramente salvato le ovaie".
Io l'ho guardato e gli ho detto che non è un problema in quando sono assolutamente certa che chi partorirà mio figlio di certo non ha questo tipo di problemi!

Sta di fatto che da allora è iniziato un calvario.
Dopo l'operazione è precipitata la situazione e a maggio ho avuto un definitivo referto che vede utero e intestino pieno zeppo di endometriosi che si è aggrappata a tutto ciò che trovava nel suo cammino.

Ciò che ha creato la mia endometriosi è il fatto che, per un po' di tempo, da che avevo intrapreso il percorso adottivo, avevo deciso di curare le mie ovaie policistiche con una cura omeopatica, più lunga ma meno invasiva.

La cura, che doveva essere volta a creare un equilibrio che, secondo me, è solo naturale e normale per tutte le donne, ha davvero funzionato.

Ogni mese iniziava il mio ciclo mestruale ed ero diventata, finalmente, una donna normale!

Quasi normale...

Perché il mio corpo non ha molto gradito tutto questo lavoro delle mie ovaie policistiche, preferiva ampiamente quando le tenevo sotto controllo con la pillola oppure con qualche ormone. Certamente, non ha gradito che queste iniziassero a lavorare normalmente, ogni mese, come dovrebbero fare.

E da lì si è sviluppata l'endometriosi che, guarda caso, si "nutre" della ovulazione (evento per me rarissimo prima della cura omeopatica).

Nell'arco di un anno mi ha invasa e si è insinuata in punti molto delicati dell'intestino tanto che, per eliminarla, dovrei toglierne interi pezzi, anche in alcuni tratti in cui è davvero delicato l'intervento.

L'endometriosi è una malattia che causa un immane dolore nel momento in cui arrivano le mestruazioni.
Di consenguenza, per non stramazzare al suolo dolorante e piangente (l'ultima volta ho fatto fuori quasi un intero barattolo di Toradol), è stato deciso con la mia ginecologa che avrei preso la pillola continuativamente per 6 mesi (ovvero senza interruzione per fare iniziare il ciclo) e che poi avrei rifatto le analisi, interrotto la cura magari per un mese (tenendo sotto controllo il male con il Toradol) per poi riprendere la pillola continuata per altri 6 mesi.

Il meccanismo non è perfetto perché adesso ho continue perdite, ho anche dei dolori addominali e, in genere, non sto bene e sono sempre molto stanca (che è una delle conseguenzze delle endometriosi) e a volte mi sento particolarmente triste, anche quando non vorrei (e anche un po' di depressione può essere generata dall'endometriosi).

Oltre all'endometriosi, però, in questi giorni ho anche problemi agli occhi.

Io ho una miopia fortissima, - 12 diotrie in un occhio e - 10 diotrie nell'altro. In realtà mi manca di più perché è da alcuni ANNI che non vado dall'oculista.
Io odio andare dall'oculista! Ogni volta mi dice che i miei occhi sono messi peggio e questo mi rattrista moltissimo.
Non posso neanche operarli perché continuo a peggiorare, perdo diotrie come un calvo perde capelli.

Ultimamente, quando fermo il mondo per preparare un esame, sono i miei occhi che fermano me.
E' il terzo esame di seguito che accade e oggi sono davvero affranta.
Sabato e domenica ho studiato tutto il giorno, lunedi ho lavorato e poi studiato in pausa pranzo, poi alla sera prima di cena, poi prima di addormentarmi...
Ciò avviene spesso nelle fasi più intense della preparazione (che dura circa due settimane) e, in genere, cerco di alleggerire il peso verso l'ultima settimana di studio.
Purtroppo martedi ho iniziato ad avere male agli occhi. Un male terribile ad un nervo che si trova sopra all'occhio e non so come si chiami.
Ho studiato prima di cena ma poi è stato tutto un peggioramento.
Ho preso persino un Peridon per non vomitare perché stavo malissimo.

Ieri mattina sono venuta al lavoro con gli occhiali (che non porto mai perché mi stringono l'arco visivo e non vedo proprio più niente essendo così tanto miope), e mentre gli occhi "respiravano" perché non avevo le lenti addosso, nello stesso tempo li sforzavo tantissimo proprio perchè non ci vedevo.

Ieri sera invece di studiare ho fatto impacchi di camomilla e questa mattina non ce l'ho fatta ad alzarmi dal letto!
Solo l'idea di guardare un monitor mi faceva stare malissimo!
Ho deciso di chiamare avvertendo che sarei entrata più tardi e solo verso le 11,00 ce l'ho fatta a raggiungere l'ufficio.

Fortunatamente sono stata impegnati in alcuni riunioni e quindi non ho dovuto guardare troppo il video ma questa sera voglio studiare e spero che questo non peggiori tutta la situazione.

Devo ben studiare per questo esame e avere perso la giornata di ieri mi fa già arrabbiare perché il programma era di studiare sia ieri che oggi anche in pausa pranzo.

Sta di fatto che il mio corpo ha detto NO, e se anche adesso io andrò a casa con l'intento di studiare, se vedrò che mi faranno male gli occhi dovrò assolutamente interrompere.

Tutto questo mi rattrista perché i rendo conto che non sto bene...

E tutto questo non fa che confermare la mia tesi che ho bisogno di un part time in cui "spremo" di meno questo mio corpo.

Sforzo di meno gli occhi, non mi faccio attorcigliare le viscere dal nervoso per via del mio capo, magari in qualche modo svolgo attività meno stressanti perchè il mio lavoro è molto molto stressante essendo io responsabile di un ufficio centrale che si occupa della lavorazione di circa migliaia di pratiche connesse ad un servizio offerto anche a molte associazioni di consumatori (e i soci di queste associazioni sono i più rompicoglioni in assoluto sulla faccia della terra).

In ufficio siamo in cinque ma ci affidiamo a società di servizio esterne che dipendono direttamente dal nostro ufficio.

E io sono stanchissima.

Se non riuscirò a raggiungere mio figlio nell'arco del prossimo anno dovrò valutare di parlare con il mio capo per avere una riduzione di orario.

Mi sembra assurdo dovere pensare questo ma davvero il mio corpo non ce la fa più.

Per me è durissimo fare questa considerazione perchè arrivo da una famiglia di lavoratori D.O.C, di quelli che non li fermi neanche con la carabina (infatti quando ho fatto presente che non ce la faccio più con questo lavoro mi hanno detto che non c'entra il lavoro ma è lo stress della ricerca di mio figlio).

Ma non è vero.

Io necessito di un part time perché il mio corpo non sta tanto bene, la colpa prima è l'endometriosi e comunque anche i miei occhi non reggono un lavoro a video così impegnativo (si, è vero... e poi li torturo con lo studio...).

Bisogna trovare una quadra.
E quindi torno sempre a mio figlio, che se riuscissi a raggingerlo potrei fermare questo tipo di situazione e almeno non essere davanti al video tutto il giorno e non avere a che fare con clienti incavolati, capi indiavolati e grane, grane, tantissime grane.

E magari poi mio figlio è molto problematico e quindi poi rimpiango tutto questo...
Ho un caso di cui vorrei parlare, ma lo farò la prossima volta.
Adesso vado a studiare.

mercoledì 27 ottobre 2010

L'invasione dei Barbapapà

Sono dovuta uscire dall'ufficio per recarmi ad una visita medica per la medicina del lavoro.
A parte il fatto che prima o poi parlerò con il personale perché non è giusto che io debba mettere 60€ a testa del budget già stringatissimo del mio ufficio per sottoporci ad una visita del genere dove il dottore mi dice: Alzi la gamba!

Poi nel mentre si gira e fa i cavoli suoi e si dimentica di me e poi mi fa: ah si! metta pure giù!
Oppure che mi fa alcune domande generiche in questo ordine e senza pausa: quando sono nata? fumo? bevo? in ufficio tutto ok?

Ma cosa significa: in ufficio tutto ok?

Tralasciamo perché sto qui è uno che si sta facendo i soldi a discapito della azienda in cui lavoro, ma siccome ce ne sono tanti, allora direi che la cosa potrebbe anche non toccarmi... fosse che che ci rimetto 60€ del nostro budget e quest'anno non abbiamo neanche i soldi per comprarci le penne nuove da tanto ho dovuto tagliare!

Sta di fatto che, nel tragitto dall'ufficio allo studio medico, mi sono resa conto che i Barbapapà ci hanno invaso!

Le vetrine sono strapiene di Barbapapà, Barbazoo, Barbabravi, Barbabarba, Barbalalle!
Una cosa incredibile!

C'è la linea giocattoli, abbigliamento, libri, design, astucci e cartelle, stemmi e bottoni, e chi più ne ha ne metta.
Una invasione di questo tipo è degna soltanto del miglior periodo di Hello Kitty che, per altro, perdura tuttora!

E io ho contribuito!

Ricordo con che piacere compravo a mio nipote A., due anni fa, i primi libri che spuntavano solo in certe librerie ben fornite: La Casa dei Barbapapà, la Famiglia Barbapapà, il Teatro dei Barbapapà...
E rivivevo con gioia questi pupazzi discreti che, da piccola, mi avevano fatto sognare.

Ora me li ritrovo ovunque, anche nella minestra visto che esistono anche i Piatti di Barbapapà e mio nipote mangia solo su quello con Barbapapà innamorato che fa il cuore per Barbamamma!

Ho verificato che, nella zona pedonale della mia città, non è possibile fare più di 10 metri senza incappare in un barbapapà!

Quindi posso dire con certezza che si, i barbapapà esistono. Sono in mezzo a noi, ed è vero che si trasformano in qualsiasi cosa!

Mi era pure passata di mente l'idea di dipingere i mobili della cameretta con un'immagine di questa famigliola.
Ho cambiato idea ma, essendoci così tanti barbipapà in giro, stasera vado a vedere se non ne stiano crescendo anche nel mio orto...

lunedì 25 ottobre 2010

Giornata d'Autunno

L'autunno è la mia stagione preferita.

Mi piace osservare gli alberi che diventano gialli o rossi, mi piace il vento che spazza via le foglie, mi piace l'aria umida che mi avvolge.

Ma, soprattutto, mi piace perché con l'autunno è più bello stare in casa, mi pare anche più bello leggere o studiare, è bello addormentarsi alla sera avvolti dal piumino e risvegliarsi al mattino della domenica con un bel calduccio sotto alle coperte e "tutto il mondo fuori".

Adoro i cibi autunnali. In questo fine settimana mio marito è andato a raccogliere castagne, è uscito di casa e mezzora dopo è tornato con una borsa pienissima. Al pomeriggio abbiamo fatto le caldarroste ed erano davvero buone.
Oggi a pranzo, invece, abbiamo preparato il risotto con i funghi mentre ora è sul fuoco una minestra con verdure di stagione,  finocchi freschi, cime di rapa, qualche carota, cipolle, patate.

Pregusto già la zucca che mi ha portato mio papà ieri, e i cavolfiori che ricucinerò con il curry come ho già fatto qualche giorno fa.
Ma non vedo l'ora di preparare trasformare rape, cavoli, spinaci in cibi gustosi (per lo meno nei limiti delle mie capacità culinarie).

L'autunno è un regalo della natura.

Nel mio orto due cavoli stanno crescendo a vista d'occhio e le prime foglie degli spinaci spiccano nelle file che ho seminato qualche settimana fa. Li raccoglierò questo inverno, scavando sotto alla neve.

Anche Eva ed Era, le mie due galline, hanno ripreso a fare uova dopo la muta di fine estate.

L'autunno è intimo e accogliente. E' la stagione in cui mi sento più a mio agio.

Oggi ho studiato tutto il giorno, e anche ieri. Da casa mia, che è in montagna, è bello osservare l'autunno e anche se non esco l'autunno è tutto intorno a me, dall'odore dall'aria ai colori che vedo dalla finestra.

Purtroppo domani riinizierà il solito tram tram. Sarà una settimana molto pesante perché dovrò studiare anche durante la pausa pranzo,  e questo autunno mi sfuggirà via per tutta la settimana.

Peccato.

sabato 23 ottobre 2010

Finalmente è venerdi

Quando non c'è il mio capo in ufficio mi sgonfio come un pallone bucato.
Ovvero, scende tutta la tensione e finalmente divento una persona normale.
Purtroppo, per lo più c'è o arriverà e quindi sono praticamente sempre in tensione.
Oggi pomeriggio non c'è e io sto meglio.

Inoltre, in questi giorni non ho davvero voglia di discussioni e una mia collega, che oggi ha davvero fatto un casino pazzesco nel gestire una pratica, si aspettava già che io arrivassi lancia in resta pronta per farle una mega girata.
E invece no.
Prima di tutto non era il caso perché la situazione era già risolta, e poi non ho voglia.

Rientrando in ufficio sono passata davanti ad alcune vetrine di prodotti di abbigliamento per bambini e mi piaceva moltissimo guardare quei vestitini, quelle calzine, quelle scarpette...
Ho visto anche un negozio che vendeva abiti pre maman e ho pensato che fosse davvero un peccato non potere entrare nel mondo ovattato delle mamme incinte.

Oggi una mia collega è passata di qui, con la sua bella pancetta del quarto mese di gravidanza. Abbiamo chiacchierato un po' della cameretta, lei è una persona molto creativa e quindi sicuramente farà una cameretta bellissima.
Ha detto che vuole utilizzare alcuni degli stickers che le ho suggerito (ecco il link ad un sito che ne vende di meravigliosi (http://www.leostickers.com)

Io non vedo l'ora di sostenere questo esame per potere dipingere il lettino che mio marito ha restaurato. Per me è bellissimo, davvero bellissimo.
Abbiamo scelto un colore chiaro, è bianco con un leggerissimo riflesso blu/rosa. Proprio così.
Un colore ideale sia per un maschio che per una femmina!

Mio marito ha quasi terminato di dipingerlo, a quel punto starà a me dipingere il disegno che abbiamo scelto.
Avevamo deciso di inserire alcune immagini del Piccolo Principe ma negli ultimi giorni stiamo cambiando idea perché il Piccolo Principe ci sembra un po' triste. Voglio dire, è un po' solo il Piccolo Principe, ha solo una rosa...
Mi sembra davvero un po' triste.

Abbiamo quindi pensato di dipingere dei personaggi di Walt Disney.

Nella testata del letto vorremmo inserire questa immagine:


In fondo al letto vediamo... magari Pluto che dorme, magari, invece, questa immagine qui:

Il problema è che ci sono tantissimi personaggi che restano orfani nei film delle Disney, e pochi che trovano dei genitori adottivi!

Oltre al letto dipingeremo anche una cassettiera, un armadio a due o tre ante, e un baule. In ognuno metteremo dei personaggi Disney.

Forse.
Siamo ancora incerti se abbandonare il Piccolo Principe e si deciderà dopo il 15 novembre (se passerò l'esame).

In questo fine settimana, come nell'altro, mi dedicherò allo studio.

Mi devo ricredere su Petrarca. Accidenti che abbaglio!
Questa settimana, che ho dedicato completamente a lui, è stata splendida (da questo punto di vista).

Ecco alcuni suoi versi che trovo meravigliosi (si tratta dell'inizio della CXXXIV canzone del Canzoniere ).

Pace non trovo e non ho da far guerra
e temo, e spero; e ardo e sono un ghiaccio;
e volo sopra 'l cielo, e giaccio in terra;
e nulla stringo, e tutto il mondo abbraccio.

E' vero. Petrarca non era davvero mai contento, perennemente alla ricerca di qualcosa che non avrebbe trovato mai, che fosse fama, successo, oppure amore.
Ma delicato, profondo, intenso, melodioso.
I versi che ho ripreso sopra spiegano meglio di tante parole.

Nel fine settimana mi dedicherò a Goldoni.
Sto leggendo le prefazioni (da lui curate), delle sue opere.

Studiare la vita dei grandi artisti a me piace moltissimo e questo perché li rende così veri, così emulabili...

Ecco ciò a cui voglio pensare in questo periodo, alla mia gravidanza adottiva e allo studio dell'arte, non alle vicissitudini lavorative.

Oggi una coppia di amici ha ricevuto l'abbinamento. Hanno dato mandato all'ente due anni fa (noi da 11 mesi), oggi hanno avuto l'abbinamento e, ovviamente, non sanno quanto dovrà passare prima di andare a prendere il loro bimbo, vietnamita, di 2 anni.

Quanto tempo fosse passato prima di dare mandato all'ente non lo so, nel mio caso, ad esempio, 3 anni.

Un'attesa interminabile e oggi hanno potuto finalmente vedere il bimbo tanto sognato. Sono due persone molto dolci entrambe, le immagino davanti a quella fotografia.

E ora spero che il tempo voli ancora più veloce anche per loro, affinchè si possano finalmente unire.

venerdì 15 ottobre 2010

Una settimana difficile

Che settimana di merda!
Ecco, questa è la verità.
Sarebbe un insulto alla mia capacità di sopportazione quello di definire in modo più diplomatico questa settimana.
 
E' iniziata già male, in ufficio dovevamo stendere il budget annuale.
Questa attività è di per sé stressante e con il mio capo alle calcagne lo è ancora di più. Mi fa diventare paranoica e ho ricontrollato quei dati mille volte con il risultato che la prossima settimana, che ho due giorni di corso, dovrò comunque recarmi in ufficio per verificare che, a livello accentrato, non siano stati effettuate modifiche che potrebbero indurmi a variare i dati (opzione detestabile visto il delicatissimo equilibrio che li tiene insieme).
 
La mia collega incinta, mano a mano che è trascorsa la settimana, è diventata sempre più insopportabile perchè sostiene di essere "tremendamente fragile" per cui un giorno è andata a piangere in bagno (senza alcun motivo ma solo, dice lei, per uno sbalzo ormonale), oggi è uscita prima (e meno male!) e durante la settimana si è lamentata ancora più del solito della difficoltà di alzarsi al mattino, della fame, della stanchezza, del freddo, del lavoro...
E siamo solo al primo mese di gravidanza.
 
Mercoledi pomeriggio ho chiesto tre ore di permesso, mi sono fatta (prima all'andata e poi al ritorno) tre quarti d'ora di macchina, un'ora di treno, venti minuti di tram per vedere la professoressa che mi dice che non ha materiale aggiuntivo da darmi per l'esame!
Ma come! Mi ha scritto lei tramite e-mail di recarmi a trovarla che mi avrebbe consegnato il materiale!
Eppure lì mi dice che è sufficiente quanto sono riuscita a recuperare, che va bene così.
 
Incredibile! L'ho guardata basita!
Mi dice che l'esame è stato spostato ma non si ricorda quando... Certamente dopo il 9 novembre.
Bene, dico io, a casa guardererò.
Eh no! Vuole vedere LEI dal SUO pc! I pc in ateneo sono uno schifo... la linea internet è uno schifo... lei è un'insegnante di 60 anni di letteratura italiana e non di informatica... totale: Ho perso 40 minuti per vedere scritto, su internet, che l'esame sarà il 15 novembre!
 
Incredibile!
Sono uscita demoralizzatissima e sono tornata a casa alle 19.00, distrutta.
 
Il giorno dopo di nuovo stessa città ma questa volta in auto per andare ad incontrare l'ente a cui ho dato mandato per l'adozione.
 
E' stato organizzato un incontro ma le informazioni che ci hanno fornito sono le stesse che ho scritto nel post precedente.
Tranne...
 
Tranne dirci che il dossier è sicuramente stato depositato e che siamo incanalati in un posto in cui sicuramente c'è almeno un bimbo che potrebbe essere il nostro.
Ovvero, che negli istituti in cui opera il nostro ente, c'è un bimbo per noi.
 
Che poi questo bimbo ci arriverà non è detto, che alla fine si concluderà l'iter adottivo in Vietnam per questo bimbo magari non lo sapremo mai (molti bimbi vengono lasciati negli orfanotrofi perché lì potranno avere cibo ma non perché i loro genitori hanno deciso di abbandonarli...).
Insomma, c'è una stellina, in Vietnam,  che in qualche modo potrebbe essere quella che cerco io...
 
Ma magari no.
Magari è solo un incontro casuale, di cui neanche ci accorgeremo perché materialmente non avverrà mai.
 
Però questo aspetto mi ha fatto molto riflettere.
Innanzitutto non mi do pace perché non ho colto l'occasione di chiedere alla persona che lavora per il mio ente e che è da poco tornata dal Vietnam, in che condizione ha trovato gli istituti. Non so come io abbia potuto non chiederglielo!
Lei è stata lì, ha visto gli istituti, magari  ha anche incrociato lo sguardo con mio figlio...
E io non gli ho chiesto niente di almeno un po' generico.
 
I bambini sono nutriti? Hanno un luogo in cui riposare tranquilli? Sono puliti? Il personale è gentile?
Non l'ho fatto, concentrata com'ero a pensare a come raggiungerlo.
 
E magari poi non si trova neanche in Vietnam.
La precarietà che caratterizza il percorso adottivo è ancora più tale se si finisce, come nel mio caso, in un paese che sta cambiando normativa.
 
...
La settimana è proseguita male.
In ufficio ho assistito ad una delle tante sfuriate del mio capo verso un povero malcapitato che si è fatto schiacciare come i più (e io non rientro fra questi più...) e ne sono uscita molto amareggiata, dispiaciuta, di tutta questa aggressività che ogni giorno questo uomo mette in campo per fare fronte a questo mondo, certamente molto difficile.
 
Ma l'aspetto peggiore è che mio marito continua a stare male e gli è stata diagnosticata una malattia cronica non grave ma per la quale dovrà curarsi per molto tempo.
Sono così abbattuta per questo fatto...
 
Gli vorrei fare un regalo ma con tutte le spese di questo periodo davvero non è possibile, e quindi non mi resta che andare a casa e fare qualcosa per lui.
 
Anche per lui è stata una settimana molto difficile.
Oggi era a casa dal lavoro perché gli è venuta l'influenza, e gli sta pure crescendo il dente del giudizio con tutto il dolore annesso e connesso.
E la prossima settimana inizierà un nuovo lavoro.
 
A volte è davvero difficile.
 
Eppure io continuo ad avere una gran voglia di viverla ogni istante, ogni secondo, ogni attimo, questo vita spesso così difficile e così dura.
Ma anche, così unica.

mercoledì 13 ottobre 2010

Imprevisti di percorso

Che il percorso adottivo fosse duro lo sapevo, ma che arrivasse a questi eccessi non lo immaginavo. O quantomeno non immaginavo di doverlo vivere.
 
Una delle paure più grandi dei genitori adottivi, dopo che hanno dato mandato ad un ente, è di finire in un paese con il quale sorgono delle difficoltà.
Per esempio, se non fosse stato per il disastroso terremoto ad Haiti, difficilmente una coppia di genitori adottivi italiani, sarebbe riuscita ad adottare i 3 bambini che attendevano da 5 anni...
5 anni.
il terremoto, nella sua devastazione, ha attivato una macchina burocratica che ha consentito a questa famiglia, già abbinata, di riunirsi.
 
Ci sono coppie in tutto il mondo che restano appese per anni, in attesa che si sblocchi quella pratica, che si alzi quel foglio...
In alcuni casi intervenire è difficilissimo perché l'adozione internazionale comporta relazioni molto delicate fra stati,  e prima di sbloccare una qualsiasi situazione è necessario fare intervenire ambasciate o ministeri.
 
Quando seguivo i corsi con i servizi sociali ero rimasta particolarmente colpita da una coppia che era andata in Colombia e dopo 4 mesi non riusciva ancora a tornare a casa con la sua bimba perché non veniva dato il nulla osta alla partenza.
 
I casi sono innumerevoli.
 
Mio marito ed io siamo stati instradati in Vietnam già nel 2009, fin da subito aleggiava il fantasma di una modifica della legge sulle adozioni in Vietnam.
Ora questo fantasma è diventato realtà.
L'accordo che sancisce i rapporti fra Vietnam e Italia non è la Convenzione dell'Aia (principale accordo fra stati che definisce le modalità e norme per l'adozione di minori), ma è un accordo bilaterale fra i due paesi.
 
Sta di fatto che il Vietnam rivedrà la legge sulle adozioni e la nuova normativa entrerà in vigore dal 1° gennaio 2011.
 
In buona sostanza, nel nostro caso, siamo rimasti incastrati fra una legge ed un'altra, questo anche se è in vigore un accordo bilaterale fra gli stati.
 
Il nostro ente, finalmente, ha deciso di riunire tutte le coppie che sono in attesa in Vietnam e di informarci in merito alla nuova legge.
 
L'informazione più rilevante è che sicuramente non tutte le coppie in attesa in Vietnam riusciranno ad essere abbinate entro fine anno.
 
A questo punto mi chiedo, se non riusciremo ad essere abbinati entro fine anno (cosa molto probabile perché ci sono molte coppie che hanno dato mandato prima di noi),  cosa accadrà della nostra pratica?
 
Nessuno può dare certezze in merito perché ogni paese è un paese a sé e non ci sono forzature che possono accellerare o meno le modalità di applicazione di una legge in un determinato paese.
 
La mia maggiore paura è quella del "cambio paese".
 
Per ogni coppia adottiva è un po' un incubo...
Anche solo immaginarlo parlare spaventa perché al paese in cui si viene instradati ci si affeziona, lo si sente, piano piano, sempre più vicino, sempre più come se fosse proprio.
 
In alcuni casi, anche recenti (come ad esempio la Cambogia), a causa di un cambio legge, alcune coppie sono state instradate in un altro paese al fine di evitare il protrarsi dell'attesa e di scongiurare il rischio di cui dicevo all'inizio, quello di restare appesi per anni ad un paese.
Questo significa rifare tutto da capo.
Tutti i documenti, tutta l'attesa, tutto.
Come se questo anno (dal mandato ad oggi), non fosse stato niente.
 
Questa è una mia paura, magari non avverrà.
Magari.
 
Ma nel frattempo eccomi qui che, come sempre, non posso fare assolutamente nulla tranne vivere questa situazione già annunciata perché già da molto si sapeva della nuova legge e il "film" che sto vivendo, forse, avrei potuto immaginarlo.
 
Ieri sera mi sono messa a piangere dalla desolazione, oggi sto decisamente meglio perchè sono talmente convinta che prima o poi raggiungerò mio figlio che non ho neanche tempo di perdermi in angosce e pianti ma l'unica cosa che desidero è di avere la mente lucida per prendere, all'occorrenza, la scelta giusta.
 
Sono come una macchina da guerra, programmata e fredda, verso quell'unico obiettivo e non mi do, e non mi voglio dare, alcuna possibilità di non essere razionale in questo momento in cui ciò che conta, soprattutto, è la razionalità.
 
Per ora attendo fiduciosa ulteriori aggiornamenti, spero che vada tutto bene e cerco di raccogliere informazioni su come, eventualmente, comportarmi in futuro, anche se a quel punto l'unico aspetto che varrà, sarà la serietà dell'ente.
 
E' veramente duro essere una mamma adottiva.
Durissimo.
 
Fra poco uscirò dall'ufficio, devo recarmi in università a trovare la professoressa con cui sosterrò l'esame il 9 novembre. Mi consegnerà altro materiale da studiare. .
Esco con gioia perché oggi il mio capo è nero per non so quale motivo e si naviga a vista qui dentro...
 
Prenderò il treno e lì mi aspetta il XVII canto del Paradiso della Divina Commedia.
 
Ed è meglio così perché, per ora, per mio figlio, non posso fare niente. Accidenti.

lunedì 11 ottobre 2010

Meno male che c'è Dante!

Dopo un giorno di ferie rientro in ufficio e mi trovo:
- L'unico uomo dell'ufficio distrutto da una mega caziata che il mio capo ha pensato di fargli in mia assenza (non avendo me a fare da filtro, in un solo giorno ha letteralmente devastato il primo che gli è passato davanti venerdi mattina...)
- E una mia collega, finalmente, incinta.
Dico finalmente non perché cercasse da tanto, tutte le persone che mi stanno accanto in un solo mese restano incinte e dopo nove mesi hanno già il pargolino, ma "finalmente" perché questa collega ha un carattere difficilissimo e io ritenevo, da un po', che fosse ora che si occupasse di altro o che chiedesse un part time.

Mi pareva molto stanca di questo ambiente, come me.

Esattamente come me.

E così, fa pochi mesi rientrerà la mia collega che attualmente è in casa per la seconda figlia (lei ha iniziato a cercare la prima DOPO di me...),e se ne andrà questa collega.
Significa un altro pancione che girerà per l'ufficio, una mamma in orario ridotto per allattamento, e tante parole confettose, in azzurro o in rosa, sognando il pargoletto o parlando di quelli già esistenti. Intendiamoci, leggitime parole confettose e io so già che sarò la prima a contribuirvi...

Ma quello che mi fa girare le balle, proprio tanto, è che pure io aspetto un bambino ma qui nessuno se ne accorge!

Il mio capo mi dice che non si può pianificare niente della mia maternità, che per lui potevo anche non dirglielo dell'adozione che tanto non gli cambiava niente visto che non so dirgli da quanto (voglio vedere la sua faccia quel giorno che gli dirò che sto a casa dal giorno dopo! E avrei voluto vedere cosa avrebbe fatto se io, piano piano, non stessi cercando di distribuire le competenze che in un settore specifico come questo in cui lavorio io hanno in pochissimi)

I miei colleghi quasi non mi chiedono più anche perché cosa vuoi che chiedano che sono almeno 2 anni che qui la smeno con 'sta storia dell'adozione!

Si sono stufati tutti! Pure io non chiederei più!

Mia mamma adesso si è svegliata ed è convinta che il pupo arriverà presto, mio papà anche. Continuo a ripere loro di essere più razionali anche se, in tutta franchezza, non credo che a loro manchi un nipote (visto che ne hanno già due splendidi e che vedono tutti i giorni), credo che lo dicano per me... perché si vede che si sono accorti che 'sta attesa è interminabile...

Mia sorella ha comprato un regalo per il bimbo, non si sa cosa, non me lo vuole dire. A lei non posso parlare di mio figlio perché appena gliene parlo mi dice che sono paranoica (e giuro, dico, giuro, che non gliene ho MAI parlato! Lei sa le cose di rimando o quando proprio mi impunto che voglio comunicarle delle cose, altrimenti sfugge via... non so, sembra le dia fastidio... mah! credo non voglia percepire il mio "dolore da attesa2...), però ogni tanto va in sklero perché percepisce molto bene questa attesa e quindi adesso cerca dei modi per "non sentire che io sento il peso del tempo".
E' strano da spiegare ma è così.

Idem la mia più cara amica nonché testimone di nozze, anche lei ormai non ha resistito e ha preso un regalo al mio tato.

Anche lei l'ha fatto perché sente la mia attesa, l'ha fatto per me...

In buona sostanza, che sto bimbo arrivi o non arrivi non gliene frega un emerito cavolo a nessuno perché tutti stanno benissimo così.

Però alcune persone, siccome mi vogliono bene, sentono l'esigenza di fare qualcosa per starmi vicine. Per condividere l'attesa.

Mi fa davvero piacere, è un passo avanti.

Ma in realtà è tutto molto strano perché magari ci sono gesti come questi  ma non se ne può parlare "davvero", perché il livello successivo di "vera consapevolezza" è lontanissimo da queste persone e non per mancanza di capacità di comprensione (la mia più cara amica è la persona più comprensiva della terra!), ma per mancanza dell'esperienza sul campo...

Chi mi capisce sono solo le altre mamme adottive.
E ' proprio così.
Con loro mi sento "a casa".

Sta di fatto che a sapere che adesso avrò un'altra mamma in attesa in ufficio mi viene un po' il nervoso perché so che lei starà a casa fra 9 mesi a spupazzarsi il piccolo, e io sarò qui a sopportare il mio capo.

Vorrei sapere come si fa a non incavolarsi!

E oltretutto adesso dovrò pure riorganizzare tutto il lavoro dell'ufficio che qui con 'ste riduzioni di costi non sostituiscono neanche le maternità!

E' una menata immane.

Posso dirlo? posso dirlo? Non avevo assolutamente voglia di vedermi un'altra gravidanza davanti con tutte le attenzioni del caso e io con il pancione enorme del secondo ANNO adottivo con nessuno che lo vede!
Anzi, la mia collega (che oltretutto è stata molto carina oggi), mi ha detto: dai che restiamo a casa insieme!

Ma non sarà così.
Mi aspetto altri due anni di attesa.

Oggi sono usciti i dati (nel sito della CAI) dell'attività degli enti certificati per l'adozione internazionale nel primo semestre del 2010.
Il mio ente è sotto la media quest'anno... dal Vietnam sono arrivati solo 7 bambini al 30/06/2010... ho almeno 15 coppie che hanno dato mandato prima di me.

Campa cavallo che l'erba cresce.

Si aspetta. Si aspetta.

C'è da dire che quando arriverà il mio bimbo si prenderà le coccole di tutti visto che sarà il più piccolo...
E INVECE NO!!!
perché magari mi arriva che ha già 5 o 6 anni.
Che va benissimo, ma non è il più piccolo di tutti certamente!

Eh va beh...

Ora esco e vado a casa a studiare Dante.
Meno male che c'è Dante! Meno male che c'è Dante!
Quanti minuti mancano a che arrivi a casa a studiare? Prendo la macchina, arrivo a casa e faccio la doccia... apro il libro e... Via nel Paradiso!
Il Paradiso...
XV canto stasera.
E la vita torna a sorridere!

giovedì 7 ottobre 2010

Un po' di vacanza

Domani sarò a casa dal lavoro.
Ho deciso di rendere un po' più leggera questa pressione lavorativa (che nell'ultimo anno è diventata davvero intensa), e di prendere spesso un giorno di ferie in modo da ridurre la settimana lavorativa.
Domani, quindi, sarò a casa dal lavoro.

La prossima settimana parte bene con un corso al lunedi mattina che quindi mi terrà lontana dall' "'inferno" (che sarebbe il mio ufficio!) per qualche ora. Giovedi prenderò di nuovo ferie per andare all'incontro presso l'ente a cui ho dato mandato per l'adozione e la settimana successiva, di nuovo, due giorni di corso.

In questo modo dovrei riuscire a sopportare lo stress che mi genera questo ufficio.

Il problema principale è il mio capo. Credo che sia vittima di una strana forma di paranoia ma posso assicurare che le mie giornate lavorative sono perseguitate dalla sua voce stridula che mi chiama tutto il giorno, tutto il giorno, tutto il giorno, sempre, continuamente!
Mi chiamerà almeno, dico, almeno, 50 volte al giorno.

E mi chiama sempre per stronzate.
Il problema è che la sua forma di paranoia si è estesa anche ad alcuni giorni di ferie, soprattutto quelle estive. Dopo un po' gli ho risposto talmente male che è andato in crisi e si è ripetutamente scusato in mille modi.
Adesso adotto la tecnica di chiarirgli molto bene che non ci sono, che se ha bisogno mi trova dal giorno lavorativo successivo.

Però il pericolo è sempre in aguato perchè a volte è più forte di lui.
In buona sostanza, il mio capo è assolutamente incapace di vivere senza una donna che, in qualche modo, si occupI di tutto quello che lo circonda.

Questo è il motivo principale per cui, appena posso, tento la fuga.

Oggi sono quindi molto contenta perché so che domani starò a casa.
Oltretutto, domani potrò dedicare l'intera giornata allo studio.

Dopo aver letto almeno una volta tutti i testi, ora sono alla fase "rilettura con sottolineatura" e "memorizzazione primi dati fondamentali".
Domani la giornata sarà tutta dedicata alla Divina Commedia.
Devo approfondire alcuni canti del Paradiso e già mi pregusto la giornata, tranquilla, nel soppalco, con il mio micio e il mio cane, a perdermi dentro al Paradiso di Dante!

Questa è gioia pura!

Nel frattempo, sono qui al lavoro ma oggi non ho molta testa e penso un po' a tutto e un po'  a niente...

Certamente penso ad una mia amica che attendeva un bimbo dal Vietnam, come me.
Abbiamo condiviso insieme praticamente tutto il percorso da che abbiamo dato mandato all'ente. Mi ricordo i suoi occhi lucidi quando ha saputo che il paese in cui avrebbe adottato era il Vietnam.
Una ragazza molto dolce, una di quelle persone che si trovano raramente, delicata e pura, davvero.

Sia lei che io avevamo aperta anche l'adozione nazionale ma, lei soprattutto, mi pareva che desse davvero poco importanza a questa seconda strada, come se in qualche modo avesse paura di crederci perchè aveva avuto qualche cenno, a volte basta poco... nel mio caso, ad esempio, credo che al Tribunale dei Minori abbiano cestinato la pratica!

La mia amica è stata chiamata per un'adozione nazionale.
Improvvisamente, come capita sempre.

E' stata invitata a vedere il suo bimbo, piccolo, piccolissimo, di una bellezza strepitosa!

E così è diventata mamma e il destino ha seguito un percorso molto diverso da quello che si sarebbe aspettata.

La mia amica una certezza ce l'aveva però... e questo è incredibile...
Continuava a parlare del suo "chicco di riso" immaginando gli occhi a mandorla, i capelli fini e lisci, la bocca piccola e rosata.

E il suo bimbo, che non era in Vietnam ma era qui vicino, è davvero  un bellissimo "chicco di riso", proprio come lo immaginava lei.

lunedì 4 ottobre 2010

Il beta-test

La mia casa, per ora, non è ancora "messa in sicurezza" per l'arrivo di un bambino.
Nell'ultimo anno abbiamo sistemato molte cose, dai problemi di umidità, alla nuova scelta dei colori per le pareti, alla gestione degli spazi e armadi e così via, il tutto in previsione del fatto che, prima o poi, arriverà il nostro cucciolo.
 
Ora stiamo agendo su due fronti. Il primo è nella creazione della cameretta tramite i mobili che stiamo restaurando (abbiamo iniziato con il lettino e ora siamo già alla fase: cementite - che è la base colore necessaria per poi poterlo dipingere con i colori definitivi), e la seconda è, appunto, la "messa in sicurezza" della casa.
 
La mia casa ha diversi evidenti pericoli per un bimbo... ma io ho il mio beta-test, ovvero, mio nipote C.!
Il mio nipotino C. (il secondo e, per ora, ultimo figlio di mia sorella) ha appena compiuto 2 anni e, secondo me, è il più simpatico dei miei nipotini.
Ma è assolutamente spericolato, una cosa mai vista.
Nessuno dei bimbi che conosco, anche benissimo, è come lui.
E' sempre tutto ammaccato, ha preso alcune botte in testa che ci siamo spaventati per giorni tutti quanti, corre come un pazzo con i libri davanti che gli impediscono la visuale, non presta nessuna cura alle altezze né agli oggetti in movimento, non guarda dove calpesta, adore stare in alto e ha un intuito increbile per i luoghi pericolosi!
 
Per fare un esempio, l'altro giorno in un negozio vede dei giornali. Gli facciamo notare che sono giornali che parlano di moto e macchine, lui vede nelle copertine questi mezzi e, letteralmente, si arrampica negli scaffali per raggiungerli! Senza nessuna remora o dubbio! Si tuffa urlante e felice e se non lo avessimo staccato di peso avrebbe senza dubbio completato la scalata!
 
Sta di fatto che mio nipote C., in casa mia, ogni volta scova dei nuovi pericoli e noi, ogni volta, procediamo con la messa in sicurezza dei punti da lui toccati non dopo (nel mio caso che sono iper apprensiva con i miei nipoti), avere passato notti insonni pensando cosa sarebbe accaduto se...
 
La mia casa si sviluppa su 3 piani, è stretta ed alta, all'interno del centro storico di un paesino di montagna. Era un fienile prima di essere ristrutturata.
 
Non è una casa grande ma sviluppandosi tutta in altezza possiede diverse rampe di scale e, in particolare, una scala a chiocciola molto ripida.
Questa scala è sempre stata il mio cruccio e ormai, anche il beta-test nipotino C. l'ha puntata...
 
La mia figliocca, che ora ha 6 anni, con la sua solita praticità e lungimiranza, verso i 2 anni ha affrontato il "mostro" e si è subito divincolata dalla mano di chi la accompagnava (è una scala molto stretta e due persone vicine non ci stanno affatto comode), e ha iniziato a salire e a scendere aggrappandosi, anziché alla mano di qualcuno o allo scorrimano, direttamente nel gradino superiore. In questo modo, sale arrampicandosi e scende in retromarcia ma non c'è problema di non sentirsi bene appoggiati perché, appunto, ci si appoggia direttamente nel gradino superiore.
 
Questo metodo, a mio avviso, è il più pratico e sicuro per un bambino, sicché l'ho suggerito a mio nipote A. (che ora ha 4 anni), alla sorella della mia figlioccia, N. (che ora ha 3 anni), agli altri bimbi piccoli di amici, e ora anche al mio nipotino C.
... Il quale si è subito divertito tantissimo sperimentando più volte sia la salita che la discesa... peccato che, sabato, suo fratello, che l'ha preceduto nella prima salita, a sua volta sia stato preceduto dal gatto e così abbia detto: Salgo come un gattino!
E così viaaaa!!! Il mio nipotino C. ha iniziato a salire e scendere con il metodo indicato ma miagolando tutto il tempo!! Miao! Miao! Miao! Miao!
 
Uno spasso!
Ma almeno ho un po' smarcato la paura della scala. E forse, con i bambini, quello che: "non avresti mai detto" è più pericoloso di quello che ti terrorizza da anni...
 
La scala ha superato il beta-test ma tutto il resto continua a preoccuparmi!
 
Il nipotino C. si è affacciato da una fessura che da sulle scale a soli 8 mesi... e così abbiamo fatto costruire un mobile ad hoc da inserire in quella fessura, si è imbrigliato nei cavi del pc e così abbiamo acquistato un praticissimo porta fili dell'ikea, si è tirato un comodino addosso, e così quando arriva giro il comodino al contrario in modo che non possa tirare i cassetti, ha mangiato le crocchette del gatto (ebbene si... sono certa che aveva quello in bocca... ), e quindi chiudo ermeticamente la porta del bagno in cui sono riposte...
 
Ma ogni volta ne inventa una nuova... Sabato si è aggrappato con due mani al televisore che risiede in un ripiano della libreria largo 50 cm (questo sarà assolutamente il prossimo importantissimo oggetto da "mettere in sicurezza"), ha aperto tutta una serie di cassettini distribuiti in diversi armadi dove ha scovato: forbici, un uovo di malachite che ha ripetutamente buttato a terra (per fortuna nel soppalco in legno), urlando: Ovo! Ovo!, una serie di incensi che si è mangiato ma per un pelo non si è infilato negli occhi più altre varie ed eventuali che l'hanno tenuto più o meno impegnato (compresi i cocci di una statua rotta anni fa e mai più riaggiustata...).
Per non parlare di ciò che voleva fare con gli oggetti di vetro e cristallo che ho messo sopra ad un tavolino di vetro...
 
Io ero come un vigile alle sue spalle e quando siamo tornati in cucina mi sono resa conto che, in soli 10 minuti, era riuscito a sconvolgere completamente tutta la nostra sala perchè la maggior parte degli oggetti che aveva preso in mano era troppo pericoloso e così mi sono ritrovata con il vuoto assoluto in tutto ciò che era ad altezza del mio ginocchio e con un accatastamento increbilile di tutto quanto raccolt ad altezza "sopra la mia spalla"!
 
Tutto questo non era mai accaduto con gli altri nipotini, non a caso lui è il mio beta-test!
E non è che sia un bambino maleducato o particolarmente vivace... è solo micidialmente attratto dal pericolo!
 
Credo che per quando arriverà il mio bimbo prenderò qualche bella scatola e ci metterò dentro tutti i soprammobili e così eviteremo che incappi in pericoli di sorta.
Bloccherò televisori e mobili alla parete. Inseriremo barriere per impedire di buttarsi giù dalla balaustra del soppalco (il nostro soppalco, a cui si accede dalla scala a chiocciola, ha una balaustra che da sulle scale... non sto neanche a dire cosa stava per fare il nipotino C. ...)se arriva con un'età inferiore ai 5 anni inseriremo cancelletti un po' ovunque e poi... poi seguirò le scoperte del beta-test e sono sicura che arriverò più che organizzata al grande momento!
 
... E adesso sono qui in ufficio e guardo la faccina del mio nipotino C. nel portafoto che ho qui davanti...
Io adoro gli altri miei nipotini e nel complesso non saprei trovare un nipote preferito... mah... forse si... ma non è lui perché lui è un outsider... un fuori-classe! Il cuore mi va a mille ogni volta che si muove, nessuno mi ha mai fatto preoccupare tanto in vita mia, nessuno!
Eppure con lui il tempo vola, è divertentissimo, mi sfinisce e mi entusisma, mi sconvolge e mi diverte. E' infinitamente dolce ma anche concentrato e indipendente e coccolone e curioso.
 
Ecco chi allevia di più la mia attesa: i miei nipotini.
E sogno, un giorno, di vederli giocare insieme a mio figlio.