laurea

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xx

venerdì 24 giugno 2011

Ritornata

Eccomi qui.
Ritornata da una viaggio.

Questa breve vacanza è stata come immergersi in un'altra dimensione. In ogni momento mi è sembrato che tutto fosse come irreale.
A volte ero assolutamente e pienamente io, altre volte ero come una duplicato, programmato per andare avanti.

Ci sono dei viaggi un po' catartici, ci sono dei viaggi, invece, di stabilizzazione.
Almeno per me, il viaggio acquista sempre un significato che va al di là di ciò che vedo o vivo in quel momento.
Io credo di essere in un periodo della mia vita in cui mi risulta difficile cambiare, ma in questo viaggio ho vissuto emozioni molto profonde e, dentro di me, è come se fosse stato un viaggio molto lungo.
Sono rimasta io e ho preso consapevolezza di questo stato perenne di malinconia che ormai da qualche tempo mi ricopre come un velo. In questo viaggio ho ripercorso dei tratti di strada, mi sono rivista, cercata, ritrovata, sempre io, sempre questa persona, ma certamente più consapevole.
Per la prima volta in vita mia, anche più consapevole di essere triste.

Ho sempre visto la tristezza come una grave piaga da superare sempre e comunque, i miei post ne sono un esempio. Fra alti e bassi, a parte l'ultimo periodo, è innegabile la mia continua ricerca della luce.

In questo periodo, preferisco la penombra. Preferisco accettare il mio stato di tristezza e vivere la mia "malattia", la mia solitudine, la mia interiorizzazione. In qualche modo, la mia catarsi.
Passare attraverso un altro stadio dell'essere per divenire.
Insindacabilmente, al momento ci sono, mi riconosco. Ma sento che questa "tregua" in cui mi riconosco perfettamente (e non è facile riconoscersi), sarà la base di un'ulteriore modifica.

Per ora, con questa malinconia profondissima, vivo e mi riconosco.
E' già qualcosa, cercare di non sfuggire da sé stessi.

Tutto è scaturito da Venezia. Come avevo accennato, io conosco molto bene questa città.
Ci viveva il mio ex fidanzato. Ho trascorso giorni e giorni  (per anni), camminando per quelle calli, estraniandomi da tutto, vivendo dentro ad un'opera d'arte e immergendomi completamente in una dimensione "altra" che poi è stata l'essenza di tanti anni di vita.
Era come se Venezia stessa mi elevasse verso altro.

Un giorno il mio ex fidanzato mi aveva scritto una poesia che spiega perfettamente il mio stato d'essere.
Quando non mi perdevo per la città, lo attendevo per ore ai gradini del Museo Correr che si trova in piazza San Marco, esattamente di fronto alla basilica.

Si intitola
ATTESA AL MUSEO CORRER

E TU CHE CONTEMPLI LA LUNA, 
ATTENDI SILENZIOSA L'AMORE.
IMPROVVISO BACIO TI DESTA,
FOLLEMENTE.

Ero andata a Venezia 10 anni fa, con  mio marito. Era un periodo molto particolare del nostro rapporto, ci eravamo appena conosciuti, era tutto molto strano, irreale.
Lui era estasiato da questa città, io ero innamoratissima.

Ritornando a Venezia ho rivisto quella ragazzina che passeggiava, ho sentito i suoi passi rimbombare, ho riassaporato il profumo e quelle sensazioni come delle madeleine sempre calde e fumanti, ho rivisto me ragazzina piena di speranze e ho vissuto me donna che, in qualche modo, si prepara a diventare madre.
Ho pianto le lacrime della comprensione che non ho avuto, ho accettato che non tutto dipende sempre e solo da me e mi sono permessa di arrabbiarmi per gli errori degli altri. Finalmente, ho acconsentito ad arrabbiarmi con gli altri.

Ho rivisto anche una giovane donna innamorata, con un uomo confuso, in una giornata di 10 anni fa, e ho gioito della mia determinazione, della mia tenacia, di essere di nuovo lì, con quel uomo, uniti.

Ho conosciuto meglio  il Tintoretto e mi sono saziata di lui e delle sue pose, e dei suoi colori.
Sono stata alla biennale d'arte e, senza saperlo, al centro del padiglione più grande della mostra, troneggiavano due opere non contemporanee. Proprio del Tintoretto. E a me sembrava ormai di trovare un vecchio amico e in mezzo alla precarietà che la Biennale riesce sempre a infondere, ho trovato un'isola di sicurezza di cui ho giovato.

Una sera abbiamo cenato in una piccola piazza, davanti a me due ponticelli e le gondole e le barche che fluivano.

Poi siamo stati nelle Dolomiti. Abbiamo alloggiato a Moena, nella Val di Fassa.
Se non fosse stato per il cibo che costantemente viene offerto fino a riempire il turista come un'otre, forse sarei volata via, insieme a qualche folata di vento.
Il cibo è stato l'ancòra per tenermi a terra.
Quelle montagne, sono magiche.

Io conosco bene la montagna, abito in un territorio in cui, ovunque ci si sposti, si finisce sempre per andare in montagna, in alta montagna intendo dire.
Ma quelle montagne sono magiche. Sono viola.

Essendo andati in primavera l'aria era particolarmente fresca e i prati erano veramente fioriti. Veramente. Non ho mai visto così tanti fiori insieme in un prato, migliaia di fiori tutti diversi, davvero tutti diversi, con qualche nuvola, qualche suono di campanaccio, qualche cinguettio.
Forse lì ho completato la mia opera per "sentirmi" e per "trovarmi". Almeno per un po'.

Così, ieri sera, quando siamo tornati a casa, ero felicissima di ritrovare la mia casa!
Le mie rose fiorite, gli zucchini sempre più grandi, i pomodori, V.B e M. curiosi di ritrovare i loro spazi, le surfinie festose, le pareti gialle e azzurre, la mia collezione di gomme, il mio letto, l'uovo che ha fatto la mia gallina Eva, ero euforica.
Felicissima di questo angolo di mondo solo mio, solo nostro.

In sostanza, ho messo un punto.
Ora vivrò l'A capo.


































1 commento:

  1. Leggendo questo scritto mi è sembrato di esser lì... tra le viuzze romantiche di Venezia, davanti a campi di fiori colorati.. accanto a te. Hai reso perfettamente l'idea.
    Sono felice per te e spero che sia un punto di non ritorno, verso la felicità che meriti! Ti abbraccio

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